02 luglio 2020

“Che ansia!” Ma lo è davvero?


“Che ansia, sono in ritardo per il mio appuntamento!”

“Non riesco a risolvere questo esercizio… Che ansia!”

“E se poi incontro qualcuno che conosco? Che ansia…”

“Mamma, che ansia, ho capito, ora arrivo a darti una mano!”


Sono molte le situazioni quotidiane che tendiamo a definire con la parola “ansia”, un termine spesso usato con leggerezza e decisamente inflazionato, il che denota una profonda e frequente confusione terminologica, che può indurre a interpretazioni errate.



Ma, quindi, che cos’è l’ansia?


Se si chiedesse a un gruppo di persone di definire l’ansia, probabilmente si otterrebbero moltissime definizioni differenti, dove verrebbero utilizzate parole come stress, tensione, paura, angoscia o pericolo.

Questi termini, spesso confusi e scambiati tra loro, rischiano di far diventare patologico ciò che è normale, e possono celare altre vere problematiche.


Le particolari caratteristiche dell’ansia saranno largamente approfondite in un prossimo articolo, ma per ora se ne può cominciare a fornire una definizione e un rapido confronto con altri stati d'animo, per cominciare a chiarire le differenze tra ansia, paura, angoscia e stress.

I testi di psicologia definiscono l'ansia come un insieme complesso di reazioni fisiologiche, cognitive, emotive e comportamentali, le quali si manifestano in seguito alla percezione di uno stimolo considerato minaccioso e che si ritiene di non essere capaci di affrontare.

Anche la paura, l’angoscia e lo stress tendono a manifestarsi in modo simile, con ad esempio respirazione e battito cardiaco accelerati, tensione muscolare, senso di debolezza, sudorazione eccessiva e sonno disturbato. Pur somigliandosi nel modo di manifestarsi, queste sensazioni presentano altre profonde differenze, che non possono essere ignorate.


Paura o ansia?


La maggior parte delle persone ha almeno una paura, chi di prendere l’aereo, chi delle iniezioni, delle altezze, del sangue, del dentista, di parlare in pubblico, dei ragni, e così via, in una lista potrebbe continuare all’infinito.


Come risulta evidente da questi esempi, mentre l’ansia è caratterizzata da un senso di attesa per un pericolo futuro e indefinito, la paura è uno stato emotivo che insorge in risposta ad un pericolo reale, imminente, esterno e coscientemente riconosciuto.

A distinguere paura e ansia, quindi, è principalmente il lasso di tempo che separa il pericolo o la minaccia dalla reazione emotiva.


In secondo luogo, come anche l’ansia, la paura ha un’importante funzione adattiva. Emozione condivisa con la specie animale, provandola di fronte alla minaccia di un pericolo imminente, la paura causa l’accelerazione del battito cardiaco e l’aumentare del ritmo respiratorio, così da immettere più sangue ed ossigeno nei muscoli, che diventano più tesi e pronti a scattare per il meccanismo noto come attacco o fuga.


Questo meccanismo di difesa spontaneo fa sì che il corpo reagisca al pericolo in diversi modi. Si può contrattaccare, si può fuggire dalla minaccia o, in casi estremi, può indurre la paralisi, l'inibizione di ogni funzionalità di fronte ad una minaccia percepita come soverchiante (il cosiddetto freezing).

In questi modi, uomini e animali possono rispondere ai pericoli e garantire la propria sopravvivenza.

L’ansia, invece, è un’emozione prevalentemente umana che, generalmente, risulta meno intensa. Nel caso dell’ansia, la minaccia è psicologica, che si tratti del timore di avere una malattia grave, dell’apprensione per dei problemi di carattere economico o lavorativo, di un lutto o una separazione. Di fronte a questo tipo di preoccupazioni, non è possibile adottare una strategia di lotta, per difendersi dal pericolo, o semplicemente optare per la fuga.


Altra differenza fondamentale, al contrario della paura che tende a cessare una volta cessato il pericolo, l’ansia risulta più duratura nel tempo.


La paura è poi considerata come una delle emozioni primarie, ossia quelle universalmente riconoscibili attraverso specifiche e determinate espressioni facciali, comuni a tutti gli esseri umani. 

L’ansia, invece, è classificata come un’emozione secondaria, che non è cioè facilmente e rapidamente riconoscibile da un osservatore esterno, e connotata diversamente in rapporto alla cultura di appartenenza. Come suggerito dal nome, le emozioni secondarie derivano da quelle primarie e si costruiscono in relazione alla particolare storia di sviluppo e di crescita della persona, nelle interazioni che questa ha con la realtà circostante per tutto il corso della vita.
Le emozioni secondarie, incusa quindi l’ansia, sono emozioni assai più complesse e variabili e, per questo, intrinsecamente più personali.


Chiarite le differenze tra ansia e paura, passiamo ora ad analizzare una delle sensazioni più sgradevoli quanto caratteristiche della nostra epoca: l’angoscia.


L’angoscia, nelle profondità dell’ansia


L’angoscia è uno stato d’animo di impronta ansiosa, ma ancora più invasivo, duraturo e costante dell’ansia. Si tratta un vissuto emotivo di malessere profondo, caratterizzato come l’ansia da intensi fenomeni fisici e psichici.


A differenza dell’ansia, però, l’angoscia è determinata dal timore di un pericolo imprecisato e percepito come imminente, di fronte al quale ci si sente disarmati e impotenti. Ad esempio, si può trattare di una sensazione di insoddisfazione per sé o per la propria vita o di non trovare senso a quello che si sta facendo.

Non si tratta di un ipotetico pessimismo, basato su idee e sensazioni, bensì di una vera e propria certezza che le cose andranno per il peggio, senza possibilità di intervento. Una persona angosciata sente di essere sottoposta a una condanna sommaria, alla quale non può sfuggire, e per questo vive in uno stato di oppressione perpetua, nell’attesa che questa si realizzi.


Questo senso di costrizione è tale da determinare una forte sofferenza psicologica, che talvolta può anche risultare paralizzante. Inoltre, il senso di impotenza tipico dell’angoscia rende ancora più tragica l’aspettativa, in quanto non si riesce a vedere una via d’uscita alla propria sofferenza, la quale a sua volta rafforza la certezza che non esista una soluzione.


Rispetto all’ansia, poi, l’angoscia tende a manifestarsi maggiormente attraverso il corpo. I sintomi fisici possono includere mal di testa ed emicranie, problemi di digestione, sensazioni di pressione al petto e di soffocamento, tensione muscolare, senso di pesantezza, tremori ed insonnia.


Anche per questi motivi, se protratta a lungo nel tempo, l’angoscia può condurre a stati di malinconia intensa, fino a portare a delle vere e proprie condizioni depressive.


Così come l’ansia, anche l’angoscia può essere dovuta ad una situazione transitoria e identificabile, come una malattia di un familiare. Tuttavia, l’angoscia risulta più tipicamente costante e dai contorni sfumati, mettendo in discussione l’esistenza stessa. Mentre nel primo caso l’angoscia tende a diminuire quando la situazione che l’ha causata cambia, l’angoscia esistenziale richiede di solito un lavoro personale diverso e più profondo, come un percorso di diagnosi psicologica.


Oltre a quanto già visto, infine, la differenza essenziale tra ansia e angoscia consiste nell’evidenza che, mentre la prima può essere adattiva e utile all’individuo, l’angoscia è uno stato di disagio che non trova in alcun modo un’attivazione positiva.


Riassumendo, l’angoscia trova le sue radici nelle profondità dell’animo umano e rappresenta una preoccupazione paralizzante per l’assoluto o l’indefinito. Per quel tipo di apprensione che riguarda le situazioni della vita quotidiana, invece, possiamo parlare di stress.


Lo stress, o l’ansia del quotidiano


È possibile definire lo stress come una reazione non specifica del corpo alle richieste dell'ambiente. Lo stress può insorgere a partire da tutte le situazioni che possono essere percepite come pericolose o preoccupanti, ma anche da semplici cambiamenti nelle proprie abitudini.

L’ansia e lo stress sono due condizioni molto simili, ma è possibile distinguerle per alcuni aspetti fondamentali.


L’origine dello stress è generalmente facilmente identificabile, in quanto esterna alla persona.

Questo perché lo stress tende a insorgere in presenza di fatti o situazioni che riguardano l’ambiente in cui si vive (il lavoro, un’attività particolare, una situazione familiare, il trasferimento in un determinato luogo, ecc.).


Si può considerare lo stress come un eccesso di presente, per cui ci si sente schiacciati dalle preoccupazioni quotidiane, che soverchiano i ricordi del passato e le visioni per il futuro. Così, una persona stressata crede di non poter uscire dalla situazione in cui si sente intrappolata, e non riesce a vedere un modo per cambiare ciò che la preoccupa.



L’ansia, invece, tende ad avere un’origine interna al soggetto e meno definita, così che la minaccia o il pericolo molte volte non sono immediatamente rintracciabili. Di fatto, in molti casi, non è possibile trovare una ragione univoca che spieghi lo stato di inquietudine. Si è ansiosi per ciò che potrebbe o non potrebbe accadere, e molte volte non si sa nemmeno darne una definizione precisa.

Questo perché l’ansia dipende dalle caratteristiche della persona che la prova, che nello stato ansioso concepisce e alimenta pensieri catastrofici e sensazioni angosciose. A differenza dello stress, questi pensieri e sensazioni tendono a essere indipendenti dall’ambiente circostante.


Una persona ansiosa, inutilmente, cerca di anticipare tutti gli eventi negativi o le conseguenze catastrofiche che potrebbero derivarne, a prescindere da quanto questi siano probabili, o persino possibili. L’ansioso non riesce ad avere una visione oggettiva del presente, perché vive in funzione di qualcosa di terribile che accadrà in futuro, fantasticando sulle inevitabili tragiche conseguenze, che non ammettono una possibilità di intervento.


Infine, un fattore chiave nella distinzione tra ansia e stress riguarda i tempi di scomparsa dei sintomi.

Una caratteristica essenziale dello stress è che questo tende a diminuire, fino a scomparire, quando viene meno lo stimolo che lo ha provocato, si supera la situazione conflittuale o si risolve la difficoltà. Così, ad esempio, se ciò che causa stress ad una persona è una visita medica, una volta uscita dallo studio l’inquietudine andrà via via a venir meno.


L’ansia, al contrario, tende a perdurare nel tempo. Riprendendo l’esempio fatto in precedenza, se una persona ansiosa va dal medico, la sua paura non scompare una volta terminata la visita. Al contrario, potrebbe addirittura iniziare a fantasticare di avere una rara malattia non diagnosticata, o che delle normali risposte del corpo agli stimoli esterni siano il sintomo di una malattia ben più grave che sta cominciando a manifestarsi.




In conclusione, i quattro termini di ansia, paura, angoscia e stress, pur mostrando alcune somiglianze nel modo di manifestarsi, presentano profonde differenze in molti aspetti cruciali, come l’intensità, la durata, l’origine e il grado di adattività.

Conoscerne le specificità può aiutare a raggiungere una maggiore consapevolezza di sé e del proprio modo di affrontare la quotidianità, oltre che a maturare la motivazione per cercare un aiuto concreto, volto a migliorare gli eventuali aspetti disfunzionali che si possono trovare.


Capire e conoscere chiaramente le proprie sensazioni è il primo, fondamentale ed imprescindibile passo per superare le situazioni di disagio.




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