24 agosto 2020
Come discusso in questo articolo, gli attacchi di panico sono tipicamente vissuti come un’esperienza estremamente sgradevole e provocano considerevoli difficoltà a chi ne soffre.
Parallelamente, anche assistere all’attacco di panico di una persona, soprattutto se cara, può costituire un’esperienza molto impegnativa, quando non addirittura traumatica. In queste situazioni di forte criticità è frequente sentirsi impotenti e insicuri, perché chi vorrebbe essere d’aiuto ha generalmente molti dubbi su come comportarsi, cosa dire o non dire, cosa fare o non fare.
In realtà, ci sono molte strategie efficaci per aiutare una persona che soffre di attacchi di panico, sia nei momenti di urgenza, ossia durante un attacco, sia tra una crisi e l’altra.
Cosa fare quando un’altra persona ha un attacco di panico
Riconoscere e valutare la situazione
Innanzitutto, si deve cercare di capire che cosa sta succedendo all’altra persona, cosa non sempre immediata.
È possibile che si siano già verificati in passato episodi simili, il che aiuta a riconoscerli tempestivamente, ma può anche trattarsi del primo attacco di panico, generalmente percepito come improvviso, inaspettato, un fulmine a ciel sereno.
Per potere identificare correttamente un attacco, chi vuole essere d’aiuto dovrebbe cercare di raccogliere delle informazioni concrete e specifiche a riguardo, imparando a distinguerlo da altri malesseri.
Un attacco di panico è un intenso e improvviso senso di paura e ansia, che provoca forti disagi fisici ed emotivi, oltre alla vivida sensazione di stare morendo o impazzendo. Durante un attacco, si confonde la percezione di pericolo mentale per una minaccia reale, così che la persona reagisce come se la sua vita fosse davvero in pericolo.
Per aiutare chi
soffre di attacchi di panico è essenziale conoscere e saper
riconoscere i sintomi che accompagnano le crisi, come ad esempio i
tremori, la tachicardia, le vertigini e l’aumento della
sudorazione.
In caso di dubbio, soprattutto se si tratta della prima volta che l’individuo ha un attacco di panico, è meglio cercare immediatamente un soccorso medico. Ciò è particolarmente importante qualora il soggetto soffra di diabete, asma o altri problemi medici, perché i sintomi di un attacco di panico possono essere piuttosto simili a quelli associati ad infarto.
Si può provare a parlare alla persona che non sta bene, per comprendere se si tratti di un attacco di panico o di un altro tipo di emergenza medica, come una reazione allergica, che richieda cure immediate e specifiche. Chi sta avendo l’attacco potrebbe essere in grado di fornire qualche indizio su ciò che sta accadendo, soprattutto se non si tratta del primo episodio. Tuttavia, si deve ricordare che molti attacchi non hanno una causa definita o facilmente identificabile, per cui è sconsigliabile insistere per trovare una motivazione, con il rischio di creare ulteriore pressione.
Mettere la persona a proprio agio
Una volta riconosciuto un attacco di panico, è opportuno cercare di rimuovere l’eventuale causa, oppure portare il soggetto in una zona tranquilla, dove possa sentirsi al sicuro. Ad esempio, se l’attacco è causato da un luogo eccessivamente affollato, si può condurre la persona in uno spazio maggiormente aperto e meno frequentato.
Parlare in tono rassicurante ma deciso
Pur essendo un momento di
grande tensione emotiva, chi assiste a un attacco di panico dovrebbe
cercare di mantenere la calma, spiegando che si tratta di una crisi
temporanea e passeggera, che avrà presto una fine. In modo
confortante, si può cercare di far capire alla persona che la sua
vita non è in pericolo, che non sta per morire o impazzire, che
entro qualche minuto sarà finito tutto.
In questa fase, si deve evitare di negare o sminuire le sue paure, ad esempio con frasi come “non c’è nulla di cui preoccuparsi”, “stai esagerando” oppure “non è niente”, perché si rischierebbe di aggravare il problema. Per chi assiste a un attacco di panico, risulta evidente che non ci siano motivi concreti per avere paura, ma ci si deve sforzare di capire che questa è invece molto reale per la persona che sta soffrendo. In quel momento, quindi, ci si deve impegnare per considerare il suo malessere come un problema reale e concreto, così da essere realmente d’aiuto.
Fornire supporto emotivo: in una parola, esserci
Mettersi nei panni di chi
sta avendo un attacco di panico non è facile, ma può aiutare a fare
sentire la persona accolta nella sua vulnerabilità e non
ridicolizzata. Si può provare a riconoscere i sentimenti dell’altro,
rassicurandolo e allo stesso tempo esprimendo la propria disponibilità
ad aiutare, ad esempio dicendo “so che sei preoccupato, io sono
qui”. È importante non farlo sentire solo, anche ribadendo più
volte la propria presenza e sensibilità alla situazione. Se le
parole non vengono, si può anche rimanere in silenzio, restando con
il soggetto con un atteggiamento aperto e accogliente, di piena
comprensione e accettazione.
Lasciare da sola una persona che fatica a respirare o a riprendere l’autocontrollo è da evitare. Anche se si avesse la sensazione di non essere utili, bisogna considerare che, quantomeno, la propria presenza può rappresentare un motivo di distrazione, mentre, se fosse lasciata sola, non avrebbe altro che se stessa e i propri terribili pensieri. Avere qualcuno vicino in un momento di intensa angoscia aiuta a tenerla ancorata al mondo reale.
Allo stesso tempo, tuttavia, è meglio assicurarsi che le persone intorno si tengano a debita distanza da chi sta avendo un attacco di panico poiché, anche se mossi dalle migliori intenzioni, potrebbero peggiorare la situazione con le loro pressioni.
Controllare la respirazione
Spesso gli attacchi di panico sono accompagnati da brevi e rapidi respiri (iperventilazione), il che accelera ulteriormente il ritmo cardiaco e aumenta la pressione arteriosa, ostacolando il ritorno alla normalità.
Si possono quindi proporre alcune semplici tecniche per normalizzare la respirazione. Oltre al famoso sacchetto di carta, per lo più efficace ma purtroppo spesso difficilmente reperibile, si può provare a contare insieme alla persona i secondi in cui si inspira ed espira, incoraggiandola ad arrivare fino a due, poi progressivamente fino a quattro, a sei, fino a tornare a un ritmo respiratorio rilassato. In particolare, si deve cercare di portare la persona a fare lunghe espirazioni.
Dal momento che l’iperventilazione porta ad un accumulo di ossigeno, può essere utile cercare di consumare la quantità in eccesso, compiendo ad esempio piccoli gesti come aprire e chiudere le mani, oppure camminando insieme.
Da dentro a fuori: distrarre
Per distogliere la persona dalle
sensazioni di allarme del proprio corpo e dal vortice di pensieri
negativi in cui è intrappolata, può rivelarsi utile aiutarla a
dirigere l’energia verso oggetti fisici, che si possono manipolare,
e compiti precisi e costruttivi. Ad esempio, se si è in casa, si può
suggerire di organizzare l’armadio, o fare le pulizie. In
alternativa, una breve passeggiata può fornire molti stimoli
alternativi su cui concentrarsi, cercando di far notare al soggetto
l’ambiente circostante, come i passanti, gli elementi curiosi nelle
vicinanze, o il paesaggio.
Monitorare la situazione
Pur cercando di distrarre
l’altra persona dal proprio mondo interno, si dovrebbe cercare di
rimanere allo stesso tempo concentrati sulla sua condizione e sui
suoi vissuti, valutando i progressi fatti e, soprattutto, cercando di
comprendere quando l’attacco sembra andare verso la sua
risoluzione. Non è detto che una persona che appare tranquilla
dall’esterno lo sia anche all’interno: bisogna accertarsi che
l’altro stia effettivamente bene, prima di dichiarare concluso
l’attacco.
Sostenere la persona tra un attacco di panico e l’altro
Capita che, in
seguito a un attacco di panico, spaventati dalla possibilità di
ripetere l’esperienza, si scelga di evitare dei luoghi o delle
situazioni percepite come potenzialmente pericolose. Alla lunga, ciò
porta a vivere sempre più in solitudine, limitando la propria
esistenza e le proprie attività quotidiane. Oltre che durante le
crisi, è proprio in questi casi che chi soffre di attacchi di panico
necessita del sostegno da parte dei propri cari.

Qualora gli attacchi diventassero particolarmente intensi e frequenti, provocando malessere nel soggetto, si può cercare di motivarlo a consultare uno specialista, che possa aiutarlo comprendere la propria condizione e a reindirizzarlo verso il tipo di terapia più indicato per le particolari caratteristiche del caso.
Infine, nell’assistere una persona che soffre di attacchi di panico, è importante concedersi di provare emozioni, evitando di chiudersi in se stessi, magari pensando di dover proteggere l’altro. Essere allarmati e un po’ spaventati è una reazione comune in situazioni di forte crisi. Spesso chi si prende cura di una persona in difficoltà tende a mettere in secondo piano i propri bisogni, fino a dimenticarsi di prendersi cura di sé.
Oltre a cercare un equilibrio tra i propri e gli altrui bisogni, si può parlare direttamente con l’altra persona, in un momento di tranquillità, esprimendo i propri vissuti e condividendo la propria esperienza. Ciò può essere utile a rendere più gestibile un’eventuale futura crisi, oltre che a tutelare il proprio benessere mentale.
Informazioni personali

- Emma Messina
- Sono una psicologa abilitata e un’insegnante, con esperienza più che quinquennale nel settore.
Nel mondo scolastico, ho maturato un'esperienza particolare nei confronti di ragazzi con disturbi dell’apprendimento, problemi di motivazione e di ansia da prestazione. Da anni tengo lezioni sul metodo di studio a studenti di ogni età, per promuovere l’autonomia, rinforzare l’autostima e recuperare le abilità scolastiche.
Parallelamente, offro un servizio di sostegno ai genitori, affinché possano mantenere e consolidare i risultati ottenuti dai figli in un clima di serenità e reciproca comprensione.
Servizi offerti:
- Processo di diagnosi e Valutazione Psicologica;
- Tutoring elementari/medie/superiori/università;
- Orientamento;
- Crescita personale;
- Sostegno genitoriale;
- Consulenza psicologica.
Cerca nel blog
Post in evidenza
Stress e digestione: quando il corpo manda segnali
La vita frenetica che ormai caratterizza la modernità è una continua fonte di stress, anche per chi cerca di sottrarsi ai ritmi incalzanti e...

Post più popolari
-
La coercizione psicologica, tra le influenze sociali, consiste in una serie di pratiche finalizzate nel costringere una persona a comportar...
-
Come presentato in questo articolo , durante l’adolescenza si manifestano conflitti a tutti i livelli dell’esperienza. Sul piano relazional...
-
La prima cosa che viene in mente alla maggior parte delle persone, quando si parla di ansia, è il malessere e lo stato di preoccupazione c...
0 commenti:
Posta un commento