20 settembre 2020

Le conseguenze psicologiche dell'isolamento



La relazione come bisogno primario



O ἄνθρωπος φύσει πολιτικoν ζῷον

 

O anthropos physei politikon zoòn

 

L’uomo è per natura un animale sociale (Aristotele)



Con il termine politikon, il filosofo greco Aristotele spiega e riassume una delle caratteristiche distintive dell’essere umano, la sua “politicità”, cioè il suo essere un animale sociale, il fondamentale e costante bisogno di rapporto e di confronto con altri suoi simili.

Ogni essere umano nasce ed è cresciuto da esseri umani, vive in un gruppo, ne acquisisce lingua, cultura, religione, mentalità, in altre parole acquisisce un’identità. Una volta uscito dall’infanzia e diventato adulto, si inserisce in gruppi organizzati e socialmente determinati.

 

Secondo Aristotele, poi, la socialità è anche fondamentale per il processo della conoscenza. Per natura, l’uomo possiede la parola, il linguaggio, la capacità di comunicare, di stabilire relazioni ed anche di ragionare (logos). Per raggiungere il sapere, però, deve fare esperienze di ciò che è altro da sé, della natura che lo circonda, di ciò che ne fa parte, e soprattutto delle persone, del suo simile. Lo scambio delle opinioni, il dialogo, il vivo rapporto con le altre persone arricchisce l’individuo, aprendolo a nuove conoscenze, a nuove idee, a nuovi punti di vista.

 

Secoli dopo, all’inizio dell’800, il filosofo tedesco Hegel torna a sottolineare la necessità dei rapporti sociali, bisogno che nasce dall’incapacità del singolo di comprendersi e riconoscersi in autonomia. L’intersocialità, ossia il “vedere gli altri”, è di cruciale importanza affinché l’individuo possa capire, innanzitutto, se stesso, “riflettendosi” negli altri. Secondo il filosofo, possiamo riconoscere chi siamo, o essere “per noi”, se per prima cosa siamo “per l’altro”, e viceversa. In altre parole, gli altri sono necessari a noi come noi siamo necessari agli altri. Proprio come per Aristotele, senza l’esperienza del mondo e della socialità, l’individuo rimane vuoto, rinchiuso in un mondo illusorio, incapace di vedere il mondo che lo circonda e incomprensibile perfino a sé stesso.

 

Arrivando al secolo scorso, lo psicologo Maslow afferma come l’appartenenza – intesa come amicizia, affetto familiare, intimità sessuale – sia un bisogno fondamentale dell’uomo, da soddisfare per raggiungere la propria autorealizzazione nella vita.


La nostra storia evolutiva è un’ulteriore testimonianza dell’importanza delle relazioni sociali.

Per l’essere umano, la capacità di instaurare dinamiche sociali complesse ha avuto un ruolo chiave nella sopravvivenza della specie, così come nella sua evoluzione

Stare in gruppo dà la possibilità di trovare cibo più facilmente, di potersi difendere meglio dai nemici e di aiutare la riproduzione, allargando il bacino genetico a cui attingere. 


A questo proposito, la ricerca nell’ambito delle neuroscienze e della psicologia ha avuto modo di concludere che lo sviluppo cerebrale, che ha comportato la trasformazione da primati a uomini, non sia una mera conseguenza del potenziamento dei processi di ragionamento. Piuttosto, sembra che il cervello si sia sviluppato, fino a diventare come lo conosciamo oggi, per effetto delle dinamiche sociali, ossia per la necessità di comprendere, interpretare e prevedere il comportamento delle altre persone, ricordarsi i ruoli e le relazioni reciproche.

Il cervello si è progressivamente ingrandito e sviluppato nel tempo, proprio per essere in grado di gestire al meglio le relazioni sociali, che sono divenute a loro volta sempre più complesse e articolate.

Se in passato si credeva che il cervello fosse prevalentemente razionale e logico, la ricerca sembra ora dimostrare la natura sociale dell’essere umano, sostenendo che il comportamento e l’identità di ognuno sono strettamente costruiti sul (e nel) rapporto con l’altro.


In psicologia, una persona è tale in quanto si costruisce e ricostruisce nelle interazioni e nelle relazioni sociali, così che il singolo sviluppa una propria identità sociale, che va a costituire, in modo complementare, l’identità personale. L’immagine di sé che ognuno di noi plasma a partire dalla consapevolezza di appartenere a una società influenza tutto il nostro essere. Per questo, è necessario che il riscontro con il proprio gruppo di appartenenza sia continuo, per tutte le età della vita.

 

La socializzazione, a questo proposito, è un fattore di protezione importantissimo rispetto allo sviluppo di patologie neurodegenerative, come la malattia di Alzheimer. Avere relazioni sociali permette alla persona anziana di ricevere maggiori stimoli a livello cognitivo, ma anche di mantenere un migliore tono dell’umore. Frequentare altre persone e confrontarsi con loro, quindi, appare decisivo per l’invecchiamento sano e attivo.

Non è un caso, infine, che il ritiro sociale o l’impossibilità di trascorrere del tempo con altre persone rappresentino una delle caratteristiche fondamentali di diversi disturbi psichici. L’evitamento dell’altro, il rifugio in se stessi, l’abbandono della società, sono considerati da sempre come indicatori di patologia.


Insomma, la filosofia, la psicologia, le neuroscienze, ma anche semplicemente la nostra stessa natura umana ci rivelano che il rapporto e il confronto con gli altri costituiscono dei veri e propri bisogni fondamentali, tanto quanto lo sono dormire e mangiare.


Quando tale bisogno è impedito o viene negato, l’individuo ne risente considerevolmente, mostrando fragilità specifiche.

 

Gli effetti dell’isolamento sulla psiche

 

Per esaminare le conseguenze psicologiche dell’isolamento sociale, si ritiene utile partire dall’analisi di alcune situazioni tipiche di solitudine, esclusione ed emarginazione e degli effetti che queste hanno sulla salute psicofisica dell’individuo.

 

Isolamento e carcere

 

L'isolamento per reclusione in carcere
è una pratica punitiva che viene adottata in molte prigioni di tutto il mondo da secoli, se non da millenni, i cui effetti psicologici e psicopatologici, soprattutto se di lunga durata, sono stati documentati da un vastissimo numero di studi.
L’isolamento socio-ambientale è stato messo in relazione ad una maggiore insorgenza di disturbi fisici e mentali ed è stato associato a problemi di attenzione e di concentrazione, ansia, pensieri compulsivi, agitazione, paranoia e, addirittura, ad un più alto rischio di mortalità.

Oltre a causare una serie di sintomi psicologici e psicopatologici, l’assenza del contatto sociale per periodi prolungati, nei contesti carcerari, predispone inoltre all’aggressività e alla violenza.


L’esilio

 
In maniera simile all’isolamento carcerario, anche l’esilio è una pena, che consiste nell'allontanamento, perpetuo o temporaneo, dal proprio gruppo sociale (la propria patria). A parere di chi scrive, l’esilio è un evento sociologico, ma anche intrinsecamente psicologico: l’esiliato si ritrova in un paese che adotta un’altra lingua, con usi e costumi differenti, che gli rendono di fatto impossibile comunicare con gli altri per poter godere di uno scambio e di un confronto alla pari.

In questo consiste la pena che si trova a scontare, anche qualora il suo allontanamento sia stato volontario. In esilio, il rapporto con l’altro, ossia con le persone, diventa distante. L’esiliato vede il mondo andare avanti senza di lui, incastrato in una posizione di eterno osservatore, senza potere partecipare attivamente e incapace di incidere sulla realtà circostante. Oltre al senso di impotenza, ciò non può che suscitare rabbia, frustrazione e un profondo senso di solitudine, con conseguenze che analizzeremo in seguito nel paragrafo dedicato.


L’ostracismo

 

L’ostracismo è una forma di punizione sociale basata sull'esclusione deliberata di un individuo dalla società o da un gruppo sociale, per cui, tipicamente, si evita di comunicare con la persona o, addirittura, si dà mostra di non notarla neppure.

 

Una comune forma di bullismo scolastico, l’ostracismo può essere subito anche sul posto di lavoro o nelle relazioni interpersonali e può avere gravi conseguenze per chi lo subisce, sia sul piano fisico che su quello psicologico.



Dal momento che, come già discusso, intrattenere e mantenere rapporti sociali significativi rappresenta un bisogno fondamentale dell’uomo, le forme di esclusione sociale comportano effetti devastanti sulla psiche.

Studi recenti hanno dimostrato che la sensazione di essere esclusi suscita, nel cervello, la stessa reazione associata al dolore fisico: sentirsi rifiutati dalle altre persone, in altre parole, ferisce in modo diretto e immediato. Fa male, nel senso letterale della parola.

L’esclusione sociale, inoltre, limita le capacità della vittima di provare emozioni, sia positive che negative. In particolare, una persona esclusa fatica a provare empatia per gli altri e di essere altruista nei loro confronti, aumentando al contrario i suoi livelli di aggressività.


Le conseguenze psicologiche dell’isolamento

 

Problemi di attenzione e concentrazione, ansia, pensieri compulsivi, agitazione, paranoia. Senso di impotenza, frustrazione, rabbia, aggressività. E ancora, sensazioni paragonabili al dolore fisico, appiattimento emotivo, mancanza di empatia.

Dall’analisi di questi pochi esempi, risulta evidente che l'isolamento sociale risulta devastante per gli esseri umani, sia sul piano fisico che mentale.


Tale esperienza risulta indubbiamente stressante, il che genera a sua volta una dinamica insidiosa: quando si è stressati, si è portati automaticamente a ricercare vicinanza umana, contatto fisico, calore umano, per trovare conforto. L’impossibilità di poter soddisfare questo bisogno, dovuta all’isolamento, può portare a reazioni di tipo depressivo, associate alla tendenza a chiudersi ulteriormente. Ciò rende maggiormente difficile cercare e trovare contatti con gli altri, in una spirale discendente difficile da spezzare, che porta ad un vero e proprio ritiro dalla società.

I contatti sociali attenuano gli effetti negativi dello stress, per questo l’isolamento, soprattutto se prolungato, può avere conseguenze negative sulla salute.

Così, si possono alterare i ritmi del sonno e dell’alimentazione, provocando insonnia o perdita – o aumento di peso.

Nell’isolamento si è più facilmente sopraffatti da sentimenti negativi, come senso di colpa, tristezza, nervosismo, disorientamento, rassegnazione e, soprattutto, paura.

Senza la possibilità di potersi interfacciare e confrontare con altre persone, si genera una quantità eccessiva di pensieri e preoccupazioni che, non trovando uno sfogo, provocano un sovraccarico mentale, che può portare all’esaurimento. Un gomitolo mentale in cui si resta intrappolati, fatto di paura e incertezza.


Anche per questo motivo, l'isolamento sociale può comportare un aggravamento di disagi psicologici preesistenti, come la depressione, l’ansia o gli attacchi di panico, ma anche la loro insorgenza. L’abuso di farmaci, come gli ansiolitici, rappresenta così un rischio concreto, perché diventa l’unica soluzione che la persona può intraprendere, nella sua mancanza di controllo, per cercare di tenere a bada il malessere.

 

Un altro comportamento di compensazione alla riduzione dei contatti personali e al sentimento di isolamento, invece, è rivolto al mantenimento delle relazioni con gli altri in modi alternativi, ma surrogati, al contatto diretto.

Ciò consiste nell’aumento smisurato di telefonate, videochiamate e contatti on line e nell’impiego spropositato di social media come mezzo per rimanere connessi ad un mondo sconnesso. Se da una parte il ricorso a queste tecnologie svolge senz'altro una funzione utile nell’alleviare il disagio emotivo associato all’isolamento, l’uso eccessivo può comportare il rischio dello sviluppo di condotte di dipendenza.

Come ultima conseguenza dell’isolamento sociale, quindi, risulta importante citare l’uso problematico di internet che, in una società iperconnessa come è quella odierna, risulta un pericolo tremendamente concreto e attuale.


In conclusione, se l’uomo è animale sociale, l’isolamento, nelle sua varie forme, non può che avere gravi conseguenze sulla salute sia fisica che psicologica. Se delle capacità di adattamento e di far fronte alle difficoltà possono aiutare a contrastarne gli effetti, è necessario rivolgere un pensiero di riguardo a coloro che, per diversi motivi, si presentano particolarmente fragili. I bambini e gli anziani, per ragioni differenti e allo stesso tempo simili, sono particolarmente a rischio in una situazione di isolamento, e per questo dovrebbero ricevere attenzioni e cure particolari. Se ciò non succede, le conseguenze potrebbero essere anche molto serie e gravi, anche più delle eventuali ripercussioni che l'isolamento potrebbe scongiurare.



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