02 novembre 2020

Comportamenti aggressivi nei bambini: che fare?


I comportamenti aggressivi dei bambini, soprattutto nelle società occidentali, costituiscono un problema a più livelli. In primo luogo, per la problematicità del comportamento stesso e della sua gestione, ma anche nel lungo termine. I bambini aggressivi presentano maggiori difficoltà a livello scolastico e sociale, con gravi conseguenze anche in età adulta, come l’abuso di sostanze e lo sviluppo di condotte criminali e di comportamenti che mettono a rischio la salute e l’incolumità fisica. 



 

L’aggressività si manifesta di solito in modo diretto, cioè sotto forma di atto violento nei confronti di una persona. Questo può essere fisico (ad esempio con calci, spinte o pizzicotti) o verbale (insulti, parolacce o minacce). Un’altra forma di aggressione, piuttosto comune da parte dei bambini, consiste nell’attaccare gli oggetti che appartengono a persone che si oppongono ai propri desideri. I bambini possono esprimere aggressività anche rifiutandosi di soddisfare le richieste degli adulti e mostrandosi oppositivi, oltre che manifestando forti scatti d’ira o capricci, che possono diventare vere e proprie esplosioni di frustrazione.

In generale, per poter considerare aggressivo un certo comportamento, il bambino deve agire con l’intenzione consapevole di creare disagio agli altri, che siano bambini o adulti.

Generalmente tali atteggiamenti vengono segnalati dalla scuola primaria, perché a quest’età i bambini tendono a mostrarsi aggressivi in particolare nei confronti dei compagni o di fratelli e sorelle. Tuttavia, l’insorgenza dei comportamenti violenti può avvenire anche già dalla scuola materna o addirittura prima.


Le cause

 

La spiegazione dei comportamenti aggressivi nei bambini è complessa, per cui non è possibile limitarla a dei rapporti concreti causa-effetto o a fattori individuali, familiari o culturali. Per poter comprendere il fenomeno, in modo da poterlo affrontare e gestire, è necessario prendere in considerazione un quadro più ampio.

In questo senso, si può considerare che le difficoltà comportamentali dei bambini derivano da un'interazione complessa tra fattori emotivi, sociali e biologici.


A livello biologico, ad esempio, bassi livelli di ferro, così come ritardi nello sviluppo, possono favorire i comportamenti aggressivi, così come l’esposizione prenatale a droghe e alcool, problemi nello sviluppo del feto, stress e depressione materna, complicazioni nel parto e nascite premature.

Come molti genitori sanno, poi, un sonno inadeguato può rendere i bambini molto insofferenti.


I fattori familiari e genitoriali includono la provenienza da un contesto socio-economico svantaggiato, problemi di salute mentale in famiglia, stress e traumi (come la separazione o la morte di un genitore), ma anche determinati stili genitoriali. Particolarmente incisivo risulta l’approccio autoritario, caratterizzato da bassa responsività ai bisogni del bambino, poco calore nella relazione ed elevato controllo, basato sulla coercizione ed espresso attraverso punizioni, anche fisiche. Il genitore autoritario tende a essere verbalmente ostile e a non fornire spiegazioni ai figli relativamente ai comportamenti considerati sbagliati che hanno portato alla punizione. All’opposto, anche la trascuratezza e l’incuria, con genitori che non forniscono un’adeguata supervisione e sono poco coinvolti e presenti nella vita del figlio, possono rivelarsi altrettanto deleterie di un atteggiamento controllante e autoritario, favorendo comportamenti aggressivi e gesti impulsivi e pericolosi.


Oltre alla famiglia, anche l’ambiente esterno in cui il bambino è immerso può fornire modelli ed esempi che esaltano la violenza e, in molti casi, la giustificano. I bambini cresciuti in ambienti caratterizzati da modelli violenti, facilmente accessibili e motivo di ammirazione, apprendono che la violenza è un modo per risolvere i problemi, esprimere sentimenti, aumentare la propria autostima e raggiungere il potere.


Se il contesto sociale e familiare è uno dei fattori principali alla base dei comportamenti aggressivi, è importante notare che i bambini possono essere aiutati a trovare modi più funzionali di esprimersi proprio grazie alle influenze positive dell’ambiente e dei genitori.



Come intervenire

 

Prima di iniziare qualsiasi intervento, il primo passo da compiere consiste nell’individuare gli episodi di comportamenti aggressivi del bambino e il contesto in cui si manifestano. Ci si può chiedere quali siano stati gli eventi che hanno preceduto i comportamenti aggressivi e come questi si sono manifestati, analizzando poi cosa è stato fatto per risolvere la situazione e l’effetto che si è ottenuto.

Inoltre, è utile capire la frequenza e i luoghi in cui tendono a manifestarsi i comportamenti aggressivi, ad esempio a casa, a scuola, durante l’attività sportiva, o solo in alcune di queste situazioni. Solitamente, infatti, più un comportamento è pervasivo e generalizzato a contesti diversi, più è un segnale di problematicità che richiede un parere specialistico.

Questo perché, ad esempio, se un bambino è sempre aggressivo a casa e mai a scuola, si potrebbe ipotizzare un problema specifico del contesto casalingo, dove vi potrebbero essere regole poco chiare o una mancanza di coerenza nel farle rispettare.

Una volta escluse cause mediche o legate a disturbi dello sviluppo, che necessitano l’intervento sinergico e più complesso di diversi specialisti, i genitori possono provare a mettere in pratica delle strategie alternative di gestione del comportamento problematico.

 

Incoraggiare i comportamenti positivi

 

Quando un bambino si mostra aggressivo, le punizioni risultano in realtà poco utili, e soprattutto non sono efficaci nel dissuadere futuri comportamenti violenti. In maniera contro intuitiva, invece, risulta determinante il rinforzo dei comportamenti positivi, ad esempio sottolineando e lodando il bambino quando si comporta in maniera appropriata, mantenendo un tono della voce calmo e un atteggiamento accogliente. 

 

Essere costanti

 

Più di tutto, è fondamentale che il bambino sia consapevole che a un certo comportamento seguirà invariabilmente una determinata conseguenza. Allo stesso modo, è importante che percepisca che il genitore terrà una linea di comportamento costante e coerente nei suoi confronti, in particolare sul rispetto delle regole, sulle conseguenze nel caso vengano infrante e su come stabilire le eccezioni. Ciò aiuta ad evitare che il bambino resti confuso dalla condotta degli adulti, e a far sì che possa stabilmente prevedere cosa gli è concesso e cosa invece è vietato.

A questo proposito, sarebbe auspicabile che venisse tenuta una linea comune anche tra famiglia e scuola, in quanto sono molto frequenti i casi in cui i bambini tengono un comportamento ineccepibile in classe, per poi trasformarsi in “piccoli mostri” una volta a casa. Questa incongruenza potrebbe essere dovuta proprio a una mancanza di coerenza percepita dal bambino nell’ambiente domestico, dove, ad esempio, possono essere applicare regole troppo flessibili e poco chiare.

Un’altra situazione problematica può verificarsi quando i genitori puniscono il bambino, ad esempio per aver picchiato un compagno, mentre altre volte ignorano il medesimo comportamento e non applicano conseguenze. In questo modo non forniscono linee guida coerenti, e la confusione percepita dal bambino fa da scintilla per i comportamenti aggressivi.

 

Stabilire limiti e aspettative chiari

 

È importante che i bambini, soprattutto i più piccoli, abbiano una chiara comprensione di ciò che ci si aspetta da loro, ad esempio il condividere un giocattolo quando si sta giocando con altri bambini.

In questo senso, si può parlare con loro e negoziare insieme ciò che viene considerata una condotta accettabile, mettendo in chiaro quali comportamenti saranno ignorati (ad esempio i capricci al supermercato) e quali invece saranno gestiti attivamente (gli atti fisicamente violenti nei confronti degli altri).

 

 

 

 

Decidere cosa fare di fronte a comportamenti aggressivi

 

In ultima analisi, la scelta della reazione da adottare dipende necessariamente dall’età del bambino e dal tipo di comportamento aggressivo messo in atto. In generale, è importante che i genitori abbiano chiaro cosa fare nel momento in cui si verifica un problema, tenendo una linea comune e costante nel tempo.

Nel caso di un atto aggressivo che non implica un pericolo per sé o per gli altri, una strategia efficace può essere quella di ignorare il comportamento problematico o di distrarre il bambino. In particolare, prima di tutto, è fondamentale che i genitori, al posto di arrabbiarsi a loro volta, adottino un tono calmo per spiegare le conseguenze delle proprie azioni al bambino.

Anche per quanto riguarda i comportamenti più aggressivi e violenti, è importante cercare di non alzare il tono di voce, porre fine al comportamento aggressivo e lasciare calmare il bambino, rimandando la spiegazione ad un momento in cui sarà meno attivato e quindi maggiormente in grado di comprenderla. Si può allontanarlo dalla situazione in caso di pericolo, per sé o per gli altri, facendogli sentire la propria presenza accogliente, ma dandogli il tempo per calmarsi. Gradualmente, si può procedere a lodare il bambino quando smette il comportamento problematico, così da rinforzare una condotta positiva.


Purtroppo, ci sono situazioni in cui le strategie sopra menzionate non riescono ad ottenere i risultati sperati, lasciando i genitori confusi, dubbiosi e spaventati. In questi casi, si dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di indirizzare un bambino ad uno specialista.

Un fattore che può motivare la richiesta di aiuto professionale emerge nel momento in cui l'asilo, la scuola materna o la scuola elementare non riescono a gestire il comportamento del bambino e le insegnanti risultano molto preoccupate.

Altre situazioni che richiedono l’attenzione di uno specialista sono quelle in cui il bambino si trova frequentemente a rischio, per pericoli concreti, ad esempio quelli connessi alla fuga da casa, oppure perché il suo comportamento influisce negativamente sul suo processo di crescita.

Un altro campanello d’allarme sono quei comportamenti che potrebbero segnalare la presenza di un problema comportamentale grave o di un disturbo associato alla crescita, come ritardo nello sviluppo, disturbo dello spettro autistico o disturbo da deficit di attenzione e iperattività.

L’intervento professionale è fortemente consigliato anche nel caso estremo in cui siano presenti problemi di salute mentale nei genitori, o in situazioni familiari complesse, come per forte conflitto familiare in corso, o violenza domestica.

Rispetto al tipo di professionista a cui affidarsi, il pediatra può valutare la salute fisica e lo sviluppo del bambino e controllare la presenza di problemi associati, come il disturbo dello spettro autistico o la sospetta perdita dell'udito, mentre uno psicologo è maggiormente adatto ad una famiglia che ha la necessità di un sostegno più completo, che si focalizzi su tutti i membri della famiglia, in modo da impostare un percorso per imparare a stare meglio, insieme.

In conclusione, l'aggressività nei bambini, in qualunque modo e intensità si manifesti, è senz'altro qualcosa con cui tutti i genitori, prima o poi, devono fare i conti. Proprio per questo, per l'inevitabilità dell'evento, è bene essere preparati e consapevoli, per comportarsi al meglio e riuscire ad ottenere ciò che più conta, la serenità dei propri figli.

 


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