15 febbraio 2021

Quando la mente sfugge al controllo: il disturbo ossessivo-compulsivo (parte 1)


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Immaginate che la vostra mente rimanga bloccata su un determinato pensiero o immagine, che si ripete in continuazione, non importa cosa facciate o quanto vi sforziate di resistervi. Questi pensieri sono come una valanga, vi creano apprensione, inquietudine e ansia sempre maggiori. Lo stato di malessere è sempre più intenso, esige una risposta, una reazione, un comportamento che allievi la paura. Non si riesce a resistere, bisogna fare qualcosa per non sentirsi così male, qualsiasi cosa, non importa quanto assurda, irrazionale o eccessiva. Ancora, e ancora. Se questa dinamica si stabilizza, diventando una strategia automatica per gestire il disagio, è possibile definirla un disturbo ossessivo-compulsivo.


Cos’è il disturbo ossessivo-compulsivo

 

Il disturbo ossessivo compulsivo è caratterizzato da pensieri, immagini o impulsi ricorrenti e vissuti come inevitabili, che innescano uno stato intenso di ansia, spesso mista a disgusto, e sembrano obbligare la persona ad attuare azioni ripetitive, mentali o materiali, per riuscire a tranquillizzarsi.

Il disturbo ossessivo-compulsivo colpisce dal 2 al 3% delle persone nell’arco di una vita, indipendentemente dal sesso. I primi sintomi possono presentarsi nell’infanzia, nell’adolescenza o nella prima età adulta.

È possibile individuare due fasce d’età in cui il disturbo compare più frequentemente, il primo tra i 10 e i 12 anni e il secondo tra la fine dell’adolescenza e l’inizio dell’età adulta, indicativamente tra i 15 e i 25 anni.

Se non viene adeguatamente trattato, questo disturbo tende a cronicizzarsi e ad aggravarsi nel tempo, mentre di rado è episodico e si conclude con una remissione completa dei sintomi. Per questo motivo risulta estremamente invalidante, sia per chi ne soffre, sia per coloro che hanno a che fare con la persona che presenta il disturbo.

 

 

Le ossessioni e le compulsioni

 

Il disturbo ossessivo compulsivo si manifesta attraverso due grandi categorie di sintomi, che nella maggior parte dei casi risultano associati.

La prima consiste nelle ossessioni: spesso erroneamente chiamate anche manie o fissazioni, sono pensieri, immagini o impulsi intrusivi e ripetitivi, che sono percepiti, dalla persona che li sperimenta, come incontrollabili e inevitabili. Tali idee risultano terribilmente disturbanti e sono solitamente giudicate come infondate o eccessive, ma comunque al di fuori del proprio controllo. Sono presenti in modo costante e ripetuto e non danno tregua, fino ad assorbire gran parte dei pensieri della giornata, occupando immagini e idee che non lasciano spazio per dedicarsi ad altro.

Esempi di ossessioni sono pensieri come:

potrei infettarmi con un virus mortale stringendo la mano ad altre persone”;

Se non controllo che tutti i file siano chiusi, accadrà qualcosa di brutto”;

Potrei dire qualcosa di spiacevole senza accorgermene”.

Un’idea ossessiva può risultare problematica per il fatto stesso di essere pensata. Ad esempio, il soggetto può essere ossessionato da pensieri erotici o da bestemmie, che ovviamente rendono difficoltosi i rapporti con gli altri. La consapevolezza che la propria mente ha prodotto quel tipo di pensiero implica, per l’individuo, il sospetto di essere intrinsecamente immorale o pericoloso (“se ho pensato a questa brutta cosa di mia moglie, significa che sono una persona cattiva, un’immorale”). Anche per questo motivo, chi soffre del disturbo di solito nasconde le proprie preoccupazioni.

 

Le ossessioni innescano numerose emozioni sgradevoli e molto intense. Tra le più comuni si possono trovare ansia, disgusto e senso di colpa. Di conseguenza, si percepisce il bisogno di fare il possibile per rassicurarsi e gestire il proprio disagio emotivo, così da far cessare il malessere.

Così, per esempio, l’ossessione di avere le mani piene di germi pericolosi può suscitare il comportamento di disinfettarle ripetutamente, nel tentativo di allontanare il malessere associato alla paura della contaminazione. Allo stesso modo, evitare di toccare le maniglie delle porte o portare sempre i guanti rappresentano una strategia per prevenire la ricomparsa del pensiero, molto spiacevole, di essere contaminato.

Per fare un altro esempio, la preoccupazione di poter perdere il controllo e fare del male a qualcuno può essere contrastata facendo una preghiera, che costituisce un tentativo di rassicurarsi circa il timore che possa, per propria responsabilità, accadere qualcosa di negativo a sé o agli altri.

I comportamenti o i pensieri ripetuti usati per neutralizzare o contrastare le ossessioni vengono definite compulsioni, che rappresentano la seconda grande categoria di sintomi.

Le compulsioni tipiche del disturbo ossessivo compulsivo sono anche chiamate, in modo informale, cerimonie o rituali. Si tratta di comportamenti ripetitivi, ad esempio controllare, lavare/lavarsi o riordinare, oppure azioni mentali, come pregare, ripetere formule o contare, finalizzati a contenere il disagio emotivo provocato dai pensieri e dagli impulsi ossessivi.

Le compulsioni diventano comunemente e rapidamente regole di comportamento rigide e inflessibili, e sono decisamente eccessive, talvolta bizzarre, agli occhi degli osservatori.

Le persone afflitte dalle ossessioni si rendono perlopiù conto che i loro modi di tenere sotto controllo il malessere, ossia le compulsioni, costituiscono una soluzione solo temporanea. Tuttavia, in mancanza di una strategia migliore, ripiegano su questi “rituali” come una temporanea via d’uscita, vissuta, più che come una scelta, come una boccata d’aria necessaria per la sopravvivenza stessa.

Dal momento che la persona con questo disturbo si sente tipicamente obbligata ad agire o pensare nel modo sintomatico, cerca di opporsi e di resistere ai pensieri disturbanti mettendo in atto le compulsioni. Per questo motivo, spesso le compulsioni possono includere l’evitamento di quelle situazioni che risultano in grado di scatenarle, determinando un notevole ritiro personale e sociale.

Chi soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo è generalmente consapevole dell’esagerazione o irrazionalità dei propri timori e comportamenti, per cui cerca di contrastare ossessioni e compulsioni, con effetti che generalmente aggravano i sintomi e la sofferenza. Gli sforzi compiuti per liberarsi delle ossessioni e del malessere non aiutano affatto a modificare il proprio comportamento, che anzi si cronicizza, in un circolo vizioso di ansia, senso di colpa e disgusto verso se stessi.

Tuttavia, è necessario specificare che non tutti i comportamenti ripetuti o rituali costituiscono delle compulsioni. Determinate abitudini nel dormire, molte pratiche religiose o l’apprendimento di nuove abilità tipicamente prevedono e richiedono la ripetizione di determinate attività più e più volte, pur rimanendo parte della normale vita quotidiana.

In secondo luogo, i comportamenti dipendono strettamente dal contesto in cui vengono attuati. Ad esempio, mettere a posto e ordinare scaffali per otto ore al giorno non costituisce una compulsione per una persona che lavora in un supermercato.

Ciò che rende le compulsioni riconoscibili e particolarmente invalidanti per la vita della persona, risulta essere soprattutto il tempo che viene impiegato per compierle, a discapito di altre importanti attività, quali il lavoro, la scuola, la cura di sé o la vita sociale. Le ossessioni e le compulsioni possono arrivare a occupare gran parte della giornata, che gradualmente diventa centrata sui pensieri sgraditi e sui comportamenti adottati per scacciarli.

A seconda delle caratteristiche delle ossessioni e delle compulsioni, è possibile individuare diversi tipi di disturbo ossessivo-compulsivo. Vediamo quali.

 

Tipi di Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC)


Contaminazione


Una persona con questa tipologia di disturbo ossessivo-compulsivo ha un timore eccessivo dello sporco, dei germi e/o delle sostanze viscide o nauseanti. Le ossessioni e le compulsioni sono connesse a improbabili o irrealistici contagi o contaminazioni. Le sostanze considerate contaminanti possono essere non solo lo sporco oggettivo, ma anche urine, feci, sangue, siringhe, carne cruda, persone malate, genitali, sudore, e addirittura determinati saponi, solventi e detersivi, contenenti sostanze chimiche ritenute potenzialmente dannose. Alle volte, le sensazioni di sporco sono innescate semplicemente da pensieri immorali o ricordi di eventi traumatici, senza alcun contatto diretto con agenti contaminanti. Per questo motivo, si può parlare anche di contaminazione mentale.

Qualora la persona entri in contatto con una delle sostanze considerate contaminanti, o comunque avverta una sensazione di sporco, al più presto metterà in atto una serie di compulsioni di lavaggio, pulizia, sterilizzazione o disinfezione, allo scopo di neutralizzare l’azione dei germi, ma soprattutto per tranquillizzarsi rispetto alla possibilità di contagio e liberarsi dalla sensazione di sporco e disgusto.

 

Controllo


Questi soggetti non riescono ad evitare controlli protratti e ripetuti senza necessità, volti a riparare o prevenire gravi disgrazie o incidenti.

Spesso sono estremamente preoccupati di procurare inavvertitamente danni a sé o ad altri, di qualunque natura (di salute, economici, emotivi, ecc.), per errori, leggerezze, o sbadataggini. O ancora, hanno paura di poter perdere il controllo dei propri impulsi, diventando aggressivi, perversi, autolesivi o blasfemi.

Le persone che soffrono di questo tipo di ossessioni tendono a controllare e ricontrollare aspetti della loro vita, per essere sicuri di aver fatto il possibile per prevenire qualunque possibile catastrofe. In alcuni casi, l’obiettivo è tranquillizzarsi riguardo al dubbio ossessivo di aver fatto qualcosa di male, o di non averlo fatto, e non ricordarlo.

I controlli possono riguardare l’aver chiuso le porte e le finestre di casa, le portiere della macchina, il rubinetto del gas e dell’acqua, la saracinesca del garage o l’armadietto dei medicinali, così come di aver spento fornelli elettrici o altri elettrodomestici, le luci in ogni stanza di casa o i fari dell’automobile, oppure ancora di non aver perso cose personali, lasciandole cadere, o di non aver investito involontariamente qualcuno con la macchina.


Ossessioni superstiziose


Si tratta di pensieri superstiziosi portati all’eccesso, che inducono a stabilire delle regole proprie, secondo cui si devono compiere o non compiere determinate azioni, pronunciare o non pronunciare alcune parole, vedere o non vedere certe cose (ad esempio carri funebri, cimiteri o manifesti mortuari), numeri o colori, contare o non contare un numero preciso di volte degli oggetti, oppure ripetere o non ripetere particolari azioni un preciso numero di volte, considerato come il numero “giusto”. Le regole sono estremamente rigide e stringenti, poiché la loro violazione, si crede, risulta determinante per l’esito degli eventi e potrebbe far accadere cose negative a sé o ad altri.

Fra le strategie più comuni per ovviare al malessere, si trovano la ripetizione dell’atto, ad esempio cancellando e riscrivendo la stessa parola o pensando continuamente a cose positive, o il ricorso a specifici rituali “anti-iella”, spesso di derivazione culturale.

 


Ordine e simmetria

 

Queste persone sentono il bisogno di svolgere azioni e sistemare oggetti sempre nel “modo giusto”, “ben fatto” o completo, presentando una forte intolleranza qualora gli oggetti siano posti in modo anche minimamente disordinato o asimmetrico, situazione che provoca una sgradevole sensazione di mancanza di armonia e di logicità.

Libri, fogli, penne, asciugamani, cd, soprammobili, abiti, piatti, tazzine, tutto deve risultare perfettamente allineato, simmetrico e ordinato secondo una sequenza logica, come dimensione, colore o categoria.

Per arrivare agli standard desiderati di ordine e simmetria, questi individui arrivano a passare ore del loro tempo a riordinare ed allineare gli oggetti, fino a sentirsi completamente tranquilli e soddisfatti.

 


Ossessioni pure

 

In questo caso le ossessioni sono rappresentate da pensieri o, più spesso, da immagini relative a scene in cui l’individuo adotta comportamenti indesiderati, sgraditi o inaccettabili, che comunemente sono privi di senso, pericolosi o socialmente sconvenienti. Alcuni esempi possono essere aggredire qualcuno, avere rapporti omosessuali o pedofilici, tradire il partner, bestemmiare, compiere azioni blasfeme oppure offendere persone care.

Le strategie messe in atto per tranquillizzarsi possono includere ripassare mentalmente il passato per assicurarsi di non aver fatto certe cose, oppure monitorare costantemente le proprie sensazioni e sforzarsi di contrastare pensieri e impulsi sgraditi.


Accumulo/accaparramento

 

Si tratta di un tipo di ossessione piuttosto raro, la cui frequenza è tuttavia in crescita, che interessa coloro che tendono a conservare ed accumulare oggetti insignificanti e inservibili, come riviste e giornali vecchi, pacchetti di sigarette vuoti, bottiglie vuote, asciugamani di carta usati o confezioni di alimenti, vivendo con enorme difficoltà l’idea di sbarazzarsene.



Cosa fare

 

Come già esplicitato, il disturbo ossessivo-compulsivo, se non adeguatamente trattato, tende a cronicizzare e ad aggravarsi nel tempo. Per questo motivo, qualora si tema che il proprio malessere o quello di una persona cara sia da attribuire a un disturbo di questo tipo, è fondamentale cercare al più presto l’aiuto di un professionista. Lo psicologo può fornire un sostegno e inquadrare la situazione individuando una diagnosi precisa, che possa iniziare a dare delle risposte al paziente e a chi gli sta vicino.

In un secondo momento, se necessario, si potrà procedere verso un percorso di psicoterapia, solitamente ad orientamento cognitivo-comportamentale, con l’obiettivo di modificare i pensieri automatici e le credenze disfunzionali, per arrivare così a un cambiamento nel proprio comportamento. In particolare, lavorando sull’eccessivo senso di responsabilità, sull’esagerata importanza attribuita ai pensieri, sulla sovrastima della possibilità di controllare i propri pensieri e sulla percezione della pericolosità dell’ansia.

Un’altra tecnica usata per il trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo consiste nell’esposizione allo stimolo ansiogeno, la cui idea di base prevede che l’ansia e il disgusto tendano a diminuire spontaneamente dopo un lungo contatto con lo stimolo stesso. L’esposizione viene ripetuta più volte, ma soprattutto deve essere estremamente graduale e tollerabile per la persona. Allo stesso tempo, è importante che all’esposizione si accompagni la prevenzione della risposta, ossia lo sforzo di sospendere o, almeno inizialmente, di rimandare, i comportamenti compulsivi che seguono la comparsa dei pensieri ossessivi.

Guardare la paura negli occhi può rivelarsi una vera impresa, se affrontata da soli. Per questo, si raccomanda di affidarsi a un professionista preparato e in grado di accogliere la sofferenza in modo aperto e non giudicante.

 

 
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