19 aprile 2021
(Clicca qui per leggere la prima parte)
Le scienze psicosociali hanno per lungo tempo trattato la galassia di rapporti sociali tra pari come un fastidioso rumore di fondo, quasi un fattore di disturbo nel processo di sviluppo dei singoli, come qualcosa riservato al solo contesto familiare. Dopo un lungo percorso, però, si è iniziato a guardare con occhi nuovi l’influenza delle relazioni tra pari, che oggi risulta ormai riconosciuta nella sua importanza e specificità.
A tal proposito, è possibile affermare che le relazioni con i genitori e quelle con i pari assolvono a funzioni diverse, per soddisfare diverse esigenze specifiche della vita dei bambini e dei ragazzi.
Amici e genitori, rapporti differenti
Nel caso delle relazioni adulto-bambino si utilizza l'espressione “relazioni verticali” per evidenziare l’asimmetria e la disparità che le caratterizza. In questa tipologia di rapporti, l’adulto dispone di abilità più avanzate e di maggiori conoscenze ed esperienze. Da ciò consegue un maggior potere, il che implica non solo l'assunzione di responsabilità, ma anche la possibilità di esercitare un controllo sull’altro. Così, nelle relazioni verticali, il bambino assume generalmente il ruolo di colui che apprende e che si adegua a decisioni prese da altri.
Le relazioni tra pari, invece, hanno proprietà e caratteristiche distintive, in quanto sono, per definizione, egualitarie. Proprio per sottolineare tale qualità, vengono definite “relazioni orizzontali”, ossia paritarie, simmetriche, sia in termini di potere, sia di responsabilità, capacità e conoscenze. Nelle relazioni tra coetanei la similarità e l’omogeneità implicano ed obbligano a negoziazioni e transazioni tra soggetti allo stesso livello, nel rapporto orizzontale, ognuno porta se stesso e lo mette in campo, senza definizione di poteri e ruoli.
Mentre la relazione sociale asimmetrica con l’adulto è fondata sul rispetto, sul riconoscimento di competenza e sull'obbedienza, la relazione simmetrica con i coetanei trova le sue basi nella cooperazione, nella condivisione di paure, desideri ed interessi, e nella discussione e confronto con gli altri.
Per questo motivo, se le relazioni verticali con gli adulti hanno il ruolo di offrire cure e protezione e di garantire l'apprendimento e lo sviluppo della persona, le relazioni orizzontali sono fondamentali per l’acquisizione delle capacità di negoziazione, di gestione dei conflitti e di cooperazione.
Dal punto di vista sociale, i rapporti con i pari e le amicizie promuovono i comportamenti cosiddetti prosociali, come il fornire conforto o aiuto a chi è in difficoltà e la condivisione di tipo altruistico.
Oltre tutto questo, l’influenza sullo sviluppo da parte delle relazioni con i coetanei non si limita solo alle abilità socio-relazionali, ma coinvolge anche quelle emotive e cognitive.
Considerando il ruolo di supporto e sostegno emotivo, dei buoni rapporti con i coetanei favoriscono l’accettazione di sé e sono funzionali allo sviluppo dell’autostima. In tal senso, le persone che hanno avuto molti amici nel corso dell’infanzia, tendono a godere di livelli di autostima più elevati durante la giovinezza e l’età adulta. In modo simile, le interazioni con i pari risultano una vera e propria palestra per la gestione dell’intimità e per la regolazione reciproca, rappresentando importanti precursori delle relazioni successive.
Soprattutto nel periodo adolescenziale, poi, le relazioni orizzontali hanno un ruolo considerevole nella costruzione e definizione della propria identità, permettendo altresì lo sviluppo del senso di appartenenza alla società, attraverso l’acquisizione delle norme e dei valori sociali.
In aggiunta, le interazioni con i pari favoriscono anche lo sviluppo intellettuale, in quanto costituiscono un contesto unico per apprendere dal confronto di idee diverse e promuovono lo sviluppo di numerose abilità specifiche, che non si possono imparare dagli adulti. Questo perché, nell’interazione con i coetanei, i bambini sono chiamati a cooperare e ad accordarsi con qualcuno che è al loro stesso livello, imparando ad a rispecchiarsi nell’altro e ad assumerne il punto di vista.
Le inevitabili discussioni che possono sorgere all’interno del gruppo dei pari fungono come stimolo a trovare strategie per risolvere i problemi, e le soluzioni escogitate vengono successivamente interiorizzate e fatte proprie, per poter essere applicate in modo flessibile in futuro.
In questo senso, le relazioni tra pari non solo forniscono sostegno, ma rappresentano anche delle sfide, delle occasioni in cui sperimentare sia la pressione sociale ad adattarsi alle norme di gruppo, sia il rifiuto che consegue l’anticonformismo, in quanto, al contrario di quanto avviene nel contesto delle relazioni verticali, maggiormente protette e mediate, i conflitti con i pari vanno gestiti in modo diretto e in prima persona.
Lo sviluppo delle capacità di mediazione e del senso di fiducia, in sé e negli altri, rappresentano le basi per la definizione della propria personalità.
Attraverso il rapporto con gli altri, dunque, i bambini imparano ad essere più autonomi e a mettersi in gioco all’interno delle relazioni, senza dipendere o essere protetti dagli adulti di riferimento.
Il gruppo dei pari nella crescita
Come si è visto, l’amicizia e la relazione con i coetanei assumono un ruolo fondamentale nella crescita di bambini e ragazzi. In preadolescenza e adolescenza, in particolare, il rapporto tra coetanei è essenziale per la realizzazione dei compiti evolutivi di questa fase dello sviluppo, che consentono l’ingresso nell’età adulta.
Tra questi, il processo che porta a separarsi gradualmente dalla famiglia e a rimodulare la relazione di dipendenza con i genitori, si accompagna, da un lato, alla necessità di accettare ed integrare nell’immagine di sé le nuove caratteristiche e dotazioni del corpo che cambia, e dall’altro, allo sviluppo di un sistema di valori che guidi, in modo progressivamente autonomo, le proprie scelte e azioni quotidiane. Tali acquisizioni, essenziali per la crescita, trovano un supporto affettivo e psichico fondamentale nell’accompagnamento e nel senso di appartenenza offerto dall’amico e dal gruppo.
Come esposto nella prima parte di questo articolo, il percorso che si avvia con la costruzione di una relazione con l’amico o l’amica del cuore prosegue con la costituzione del piccolo gruppo monosessuale, ossia composto esclusivamente da membri dello stesso sesso, tipico della fase preadolescenziale, fino a culminare nella formazione, in adolescenza, della cosiddetta “compagnia”, caratterizzata dalla presenza di membri di entrambi i generi. Tale processo, che comincia nell’infanzia, pone le basi della definizione e costruzione della propria identità in adolescenza.
Una delle tappe fondamentali per l’acquisizione di una futura posizione adulta, inoltre, è rappresentata dall’identificazione con coetanei, figli di altri genitori, e dalla condivisione di pensieri, affetti ed esperienze all’interno di un nuovo nucleo, alternativo e complementare a quello familiare.
In questo senso, il gruppo dei pari, ossia costituito da individui di età uguale o simile, solitamente appartenenti a contesti differenti, rappresenta una sorta di nuova famiglia sociale, all’interno della quale sperimentare nuovi aspetti di sé e mettere alla prova le proprie competenze affettive e relazionali, oltre che il proprio ruolo nel mondo.
Nel gruppo è possibile sperimentare la cooperazione e la condivisione, così come l’esistenza di regole, che possono essere implicite, che definiscono i ruoli e la funzionalità del gruppo, o esplicite, evidenti specialmente nel gioco. Nell’interazione si entra in contatto con esperienze, storie di vita, culture e abitudini differenti, portando al contempo le proprie, generando uno scambio arricchente. Il gruppo è la realtà in cui prendono vita legami che, più o meno significativi che siano, consentono parimenti di costruire un senso di fiducia, delle dinamiche relazionali e delle esperienze di vita in cui crescere e sviluppare abilità sociali e relazionali fondamentali, così come conoscenze e capacità empatiche e di confronto. Il senso di appartenenza che caratterizza le relazioni gruppali, spesso molto intenso, garantisce il riconoscimento di sé e dell’altro, permettendo, specialmente in adolescenza, la possibilità di costruire la propria identità e staccarsi dal contesto famigliare.
Il gruppo dei pari rappresenta il terreno fertile all’interno del quale ogni individuo realizza la propria “nascita sociale” ed elabora un duplice lutto: da una parte, l’abbandono degli aspetti infantili del proprio corpo e del proprio carattere, e dall’altra l’autocentratura sul proprio sistema familiare, con i suoi meccanismi e valori. In altre parole, mettendo in discussione il passato, l’adolescente inizia ad entrare nell’universo degli adulti, accompagnato di pari passo dal gruppo dei pari.
Il gruppo rappresenta dunque una realtà fondamentale per lo sviluppo e la crescita, in quanto permette di apprendere e sviluppare abilità differenti e complementari a quelle esperite in famiglia, e svolge una funzione transitoria, ma determinante, nel passaggio da figlio dipendente a soggetto autonomo.
Le relazioni a scuola
Un gruppo particolare per la crescita di bambini e ragazzi, anche perché pressoché universale, è rappresentato dal gruppo classe.
Se in passato la scuola e la classe erano generalmente intesi come ambienti didattici e formativi, organizzati intorno alla relazione tra i ruoli di docente e studente, oggi la cultura adolescenziale, affiancata da quella genitoriale, interpreta l’ambiente scolastico come luogo di scambio degli affetti, di relazione e socializzazione.
La scuola non è più solo il regno del sapere, ossia il luogo volto ad apprendere e acquisire nozioni, bensì rappresenta, per bambini e ragazzi, un palcoscenico sul quale mettere in scena tutti gli aspetti di sé.
In questo senso, pur rimanendo un gruppo istituzionale a composizione forzata, e dunque avente caratteristiche e dinamiche diverse da quelle proprie del gruppo spontaneo, il gruppo classe odierno risulta sempre più investito di significati affettivi, e assume sempre maggiore rilevanza per lo sviluppo socio-relazionale e il benessere.
In aggiunta, è opportuno
notare che la relazione e l’apprendimento sono due aspetti
strettamente dipendenti tra loro e in continua influenza reciproca. È
proprio attraverso la relazione, soprattutto se significativa e
stimolante, che i bambini imparano ad apprendere e i ragazzi sono
motivati all’impegno.
A dimostrazione di ciò, si può pensare ai casi, indubbiamente numerosi, in cui uno studente si appassioni ad una disciplina proprio grazie alla relazione instaurata con l’insegnante, oppure, al contrario, ricordare l’odio provato per una particolare materia a causa del difficile rapporto con chi la insegnava.
Pertanto, la relazione è innegabilmente il veicolo maggiore per l’apprendimento, così che i processi interpersonali possono stimolare bambini e ragazzi a massimizzare il proprio potenziale intellettivo.
Un bambino, o un ragazzo, all’interno del suo gruppo, insieme ai suoi compagni e amici, pone le basi per una crescita positiva e uno sviluppo armonioso. Semplicemente, è più sereno e a suo agio con se stesso.
(Clicca qui per leggere la prima parte)
Informazioni personali

- Emma Messina
- Sono una psicologa abilitata e un’insegnante, con esperienza più che quinquennale nel settore.
Nel mondo scolastico, ho maturato un'esperienza particolare nei confronti di ragazzi con disturbi dell’apprendimento, problemi di motivazione e di ansia da prestazione. Da anni tengo lezioni sul metodo di studio a studenti di ogni età, per promuovere l’autonomia, rinforzare l’autostima e recuperare le abilità scolastiche.
Parallelamente, offro un servizio di sostegno ai genitori, affinché possano mantenere e consolidare i risultati ottenuti dai figli in un clima di serenità e reciproca comprensione.
Servizi offerti:
- Processo di diagnosi e Valutazione Psicologica;
- Tutoring elementari/medie/superiori/università;
- Orientamento;
- Crescita personale;
- Sostegno genitoriale;
- Consulenza psicologica.
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