15 febbraio 2022
Soprattutto negli ultimi anni, i compiti a casa sono al centro di un acceso dibattito che coinvolge in più modi gli studenti, ma anche gli insegnanti e i genitori. La questione si è col tempo ramificata, chiamando in causa tematiche pedagogiche, didattiche, psicologiche e anche antropologiche. Volendo semplificare una diatriba ampia e complessa, si possono individuare due principali schieramenti: da una parte c'è chi ritiene i compiti inutili se non addirittura dannosi, mentre dall’altra ci sono i sostenitori del lavoro a casa, considerato parte integrante dell’apprendimento scolastico.
In questo articolo ci si propone di esporre le argomentazioni portate avanti da entrambe le scuole di pensiero, per offrire un’analisi il più possibile completa e imparziale, per poi trarre delle conclusioni tratte dalla mia personale esperienza di professionista.
I favorevoli: l'utilità dei compiti
I compiti a casa sono importanti per svariati motivi: alcuni di questi risultano immediati, i cui effetti sono subito evidenti, mentre altri sono più indiretti, con effetti che si esprimono nel lungo periodo, non rendendoli per questo meno degni di considerazione.
Innanzitutto, i compiti a casa garantiscono una continuità didattica che non può essere scissa dal lavoro effettuato a scuola, bensì ne è la prosecuzione e parte integrante. In effetti, in classe lo studente può apprendere attraverso la supervisione e la guida dell’insegnante come dall’esempio dei compagni, potendo ricevere un sostegno immediato in caso di difficoltà. A casa, mancando il contesto scolastico, ha invece l'occasione di metabolizzare l’argomento e può mettere alla prova quanto appreso in autonomia, allo stesso tempo concedendosi di poter sbagliare e riprovare seguendo i propri ritmi e le proprie modalità, piuttosto che quelli dettati dall’insegnante, che sono standardizzati e uniformati per tutti.
I processi di apprendimento non sono immediati, bensì richiedono dell’esercizio per essere consolidati. Ciò si evidenzia non solo nel contesto scolastico: fin dalla nascita, il neonato (e poi il bambino) ha bisogno di tempo per consolidare una nuova competenza, spesso ripetendola con un’alta frequenza, prima di poter passare ad una nuova acquisizione di sviluppo. Pertanto, se in classe viene introdotto, inquadrato e messo in pratica un certo argomento, questo viene poi, nel momento dei compiti, rinforzato, potenziato e anche approfondito.
A questo proposito, il lavoro a casa consente anche la possibilità, basata sui propri interessi e inclinazioni, di approfondire determinate materie ed argomenti, di porsi nuovi interrogativi e di andare oltre a ciò che si è imparato. I compiti, dunque, non servono solo per esercitarsi, ma anche per stimolare la curiosità e l’apertura mentale, e portare lo studente alla conoscenza di nuove informazioni.
In aggiunta, i compiti a casa sono un modo per diventare autonomi e sviluppare le capacità di risoluzione dei problemi, due capacità considerate fondamentali anche in ambito lavorativo. Oltre all’autonomia, i compiti servono per confrontarsi con la dimensione del dovere, della responsabilità e della fatica, favorendo lo sviluppo dell’autodisciplina nei bambini che imparano così a fissarsi dei tempi e a seguire delle regole, sia personali sia dettate dagli altri. Anche per questo, come discusso in questo articolo, è essenziale che, quando si svolgono i compiti, i genitori si sforzino di sostenere i figli nell'esecuzione senza però sostituirsi a loro, aiutandoli eccessivamente o addirittura svolgendoli al loro posto.
Dal punto di vista psicologico, lavorando in prima persona ai compiti, il bambino o ragazzo impara anche a conoscere meglio se stesso, le proprie capacità e i propri limiti, sviluppando strategie personali per potenziare le prime o compensare i secondi. Quando si misura con le richieste, inoltre, lo studente si abitua a reagire in modo funzionale alla frustrazione, senza arrendersi davanti alle prime difficoltà, bensì persistendo con determinazione e costanza fino al raggiungimento dell’obiettivo.
Relativamente a questo aspetto, i compiti servono ai bambini per imparare a concentrarsi su un’attività e non disperdere l’attenzione. Gradualmente, con la crescita e l’esercizio, si apprende a non cedere alle distrazioni e a non lasciarsi sviare da stimoli estemporanei. In una società resa frenetica e dispersiva, in cui le informazioni si susseguono in rapida successione e senza scale di priorità, riuscire a concentrarsi per svolgere una certa attività particolare senza distrarsi è una capacità ormai rara, ma indispensabile. Con i compiti, lo studente apprende ad individuare un obiettivo e a perseguirlo, senza cadere nella tentazione di lasciarlo a metà. A sua volta, dunque, la capacità di concentrarsi ha un effetto positivo sulla tendenza a perseverare e consolida l’idea che si debba concludere ciò che si è cominciato.
La definizione degli obiettivi di studio va di pari passo con un’altra capacità essenziale, la cui acquisizione viene favorita dai compiti a casa, ossia la gestione del tempo. Essere in grado di gestire in autonomia la propria routine quotidiana, definendo i tempi necessari per lo svolgimento del lavoro e trovando un equilibrio con lo svago o altri impegni, rappresenta una capacità fondamentale, a scuola ma anche sul lavoro.
Imparare a organizzare il proprio tempo significa anche elaborare delle previsioni sull’attività da svolgere e la sua durata, sulle proprie capacità, e su eventuali difficoltà o ostacoli, sia rispetto alla giornata corrente, sia a lungo termine. Inoltre, è necessario compiere delle scelte in base a tali previsioni (ad esempio, decidere di svolgere subito un compito difficile, o rimandarlo ad un secondo momento, quando si è magari più riposati) e, soprattutto, rispettare tali propositi, senza cadere in un circolo di continua procrastinazione.
In effetti, cercando di trovare un filo conduttore a quanto analizzato fino ad ora, i compiti sono essenziali per consolidare un proprio metodo di studio, inteso come un modo di approcciarsi al lavoro e di acquisire nuove informazioni, piuttosto che come una strategia per ottenere buoni voti. In quest’ottica, l’elaborazione di un metodo di studio efficace risulta essenziale non solo per il percorso scolastico, ma per ogni tappa della vita.
I contrari: i compiti non servono
Dopo avere esposto i punti a favore dell’utilità e dell’importanza dei compiti, passerò ad esporre le argomentazioni contrarie.
In primo luogo, chi ritiene che i compiti vadano aboliti ritiene che il lavoro a casa non rispecchi le differenze tra gli studenti, facendo le stesse richieste ad alunni più o meno capaci. Così che per alcuni i compiti risultino difficili e laboriosi, mentre altri siano ripetitivi e banali. Come conseguenza, se nel primo caso si rischia di incrinare l’autostima e la motivazione dello studente che trova difficoltà nei compiti, il rischio del secondo caso è che le richieste degli insegnanti vengano percepite come troppo facili, quindi banali, facendo perdere allo studente la fiducia nel senso del lavoro, il che ha parimenti delle conseguenze negative sulla motivazione.
Inoltre, le persone contrarie ai compiti considerano che non tutti gli studenti possano essere seguiti a casa dai propri genitori. Secondo questa prospettiva, i bambini o i ragazzi che non ricevono un supporto dalla famiglia risultano quindi svantaggiati, e hanno più possibilità di incontrare problemi nei compiti.
Ma più di tutti questi aspetti, ciò che spinge molte persone, soprattutto genitori, a schierarsi contro i compiti a casa, è la convinzione che questi siano eccessivi e prendano troppo tempo alla giornata degli studenti.
In effetti, passare l’intero pomeriggio, quando non anche la sera, a fare i compiti, significa precludersi tutta una serie di attività, sportive o di svago, essenziali per una crescita equilibrata e per la formazione dell’identità e personalità. Trascorrere tutto il giorno sui libri, inoltre, porta a condurre una vita sedentaria e ad essere più esposti a stanchezza cronica e malattie.
Così come una quantità eccessiva di compiti può rappresentare un problema, anche avere troppo poco lavoro da fare non è auspicabile, perché può risultare noioso e privo di un senso, oltre a non stimolare adeguatamente la rielaborazione dei contenuti.
Per questo i compiti dovrebbero essere assegnati in modo responsabile e calibrato, senza sovraccaricare gli studenti, allo stesso tempo trovando una quantità che sostenga la motivazione e sia funzionale all’apprendimento.
I compiti sono davvero così tanti?
In relazione alla quantità eccessiva di compiti, è necessario aggiungere una considerazione personale, derivante dai numerosi anni di lezioni private, individuali o con piccoli gruppi, con studenti di ogni età.
Dalla mia esperienza professionale, posso affermare che le situazioni in cui i compiti a casa siano effettivamente troppi, con insegnanti eccessivamente esigenti, risultano in realtà una netta minoranza. Più frequentemente, quando i compiti prendono troppo tempo, ciò non dipende dall’attività in sé, bensì dall’approccio adottato dallo studente. In altre parole, dal suo metodo di studio, spesso inadeguato, se non del tutto inesistente.
Imparare a studiare da soli e apprendere i contenuti non è un’acquisizione automatica, e raramente viene affrontata dal sistema scolastico, lasciando molti studenti senza tecniche e strategie efficaci. A farne le spese è primariamente la gestione del tempo, per cui l’esecuzione dei compiti si dilata esponenzialmente fino a prendere interi pomeriggi o serate, a prescindere dal reale impegno richiesto.
A questo si aggiunge l’orientamento alla prestazione mostrato dal sistema scolastico (ma anche, in generale, dall’intera società), che porta gli studenti ad approcciarsi ai compiti in modo difensivo, ossia a considerarli unicamente come un mezzo per ottenere buoni voti.
I compiti diventano così un mero esercizio di memoria e una sfida di nozionistica da quiz a premi, per cui la rielaborazione dei contenuti è quasi nulla e, di conseguenza, anche l’apprendimento.
Ma anche questo approccio ha un effetto negativo sulla gestione del tempo, in quanto, per imparare a memoria le nozioni così come sono espresse dal libro o dall’insegnante, è necessaria una quantità decisamente maggiore di risorse e di tempo. Sono molto comuni, ad esempio, gli studenti che impiegano ore per studiare materie come storia e geografia, perché si ostinano a imparare tutto a memoria, senza però riuscirci. Solitamente questi studenti vivono la situazione con frustrazione e sviluppano una bassa autostima, su cui si riesce a intervenire mediante un sostegno per sviluppare un metodo di studio adeguato e personalizzato.
Conclusioni: dare un senso ai compiti
I compiti a casa hanno una funzione precisa di rielaborazione dei contenuti, di possibilità di approfondimento e di prova personale, permettono lo sviluppo di un senso di autonomia e di responsabilità, oltre che l’elaborazione di strategie di gestione del tempo e di definizione degli obiettivi.
Dall’altro lato, è innegabile che le difficoltà del sistema scolastico si mostrino anche nell’approccio ai compiti a casa, con una didattica sempre più spersonalizzata e orientata alla prestazione. Ciò porta gli studenti a trovare difficoltà nello svolgere i compiti o ad affrontarli con superficialità o in modo mnemonico, rendendoli lunghi e frustranti.
Se aiutarli a trovare un metodo di studio efficace è indubbiamente una soluzione, è essenziale anche sostenerli nel trovare un senso, un significato, a ciò che si trovano a dover fare. Perché di questo si tratta: i compiti sono prima di tutto un dovere, un obbligo che, dal punto di vista dello studente, toglie tempo dal gioco e dallo svago. Ignorare questo fatto, ostinandosi ad esempio ad affermare che i compiti siano divertenti, non solo non serve a renderli tali, ma è più spesso controproducente, in quanto l’associazione compiti-divertimento è poco attinente alla realtà.
I compiti sono un dovere e richiedono impegno e fatica, tutte parole che, nella società odierna del “tutto e subito” e che ritiene importante e utile solo ciò che porta ad un vantaggio materiale immediato, assumono un’accezione negativa, una seccatura da evitare con i mezzi della tecnologia (e convincendosi, nell'utilizzarli, di essere scaltri).
I bambini e i ragazzi che sono nati e cresciuti in questo contesto non possono che trovare difficile approcciarsi ai compiti e ai libri in modo positivo, quando questi sono visti solo come un ostacolo al proprio piacere personale.
Lo ribadiamo ancora una volta: i compiti non devono necessariamente piacere. Tuttavia, gli studenti hanno bisogno di comprendere a che cosa servono, il senso di quello che fanno. Solo per fare alcuni esempi, leggere a casa tutti i giorni quando si è in prima elementare è funzionale ad automatizzare il processo di lettura, mentre memorizzare le tabelline è utile per sviluppare le capacità di calcolo e porre le basi per elaborazioni più avanzate, oltre che potenziare la capacità di concentrazione e mnemonica.
Esattamente qui sta il ruolo chiave dei genitori che, insieme alla scuola, sono chiamati a legittimare l’importanza dell’impegno, della fatica e della dedizione, rinforzando l’importanza dell’esercizio e della ripetizione, così da aiutare i figli a stabilire un buon rapporto con il tempo destinato alle attività scolastiche.
In conclusione, anche se i compiti non sono considerabili un divertimento, si può aiutare gli studenti ad affrontarli in modo positivo rinforzando il loro metodo di studio, insegnando strategie per la gestione del tempo e fornendo un senso a quanto si apprende, in un’ottica di collaborazione tra scuola e famiglia, con uno sguardo al presente e uno al futuro.
Informazioni personali

- Emma Messina
- Sono una psicologa abilitata e un’insegnante, con esperienza più che quinquennale nel settore.
Nel mondo scolastico, ho maturato un'esperienza particolare nei confronti di ragazzi con disturbi dell’apprendimento, problemi di motivazione e di ansia da prestazione. Da anni tengo lezioni sul metodo di studio a studenti di ogni età, per promuovere l’autonomia, rinforzare l’autostima e recuperare le abilità scolastiche.
Parallelamente, offro un servizio di sostegno ai genitori, affinché possano mantenere e consolidare i risultati ottenuti dai figli in un clima di serenità e reciproca comprensione.
Servizi offerti:
- Processo di diagnosi e Valutazione Psicologica;
- Tutoring elementari/medie/superiori/università;
- Orientamento;
- Crescita personale;
- Sostegno genitoriale;
- Consulenza psicologica.
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