30 novembre 2021
Nella società occidentale è imperante la celebrazione della perfezione e del perfezionismo, considerati un simbolo di valore e l’emblema della persona di successo. La persona perfezionista combina un’attenzione eccessiva ai dettagli, una ricerca continua del massimo risultato e la tendenza a criticare ogni esito che non soddisfi completamente i propri standard, tutte qualità considerate positive e desiderabili al giorno d’oggi, al punto che il perfezionismo viene frequentemente citato all’interno dei colloqui di lavoro, come “difetto” desiderabile.
I valori di benessere vigenti, basati sull’autoaffermazione e sulla realizzazione professionale, sulla bellezza estetica più aderente possibile al canone, sulla competizione, sui risultati da raggiungere e, in generale, sull’apparenza, hanno come fondamento l’idea di perfezione (quindi, di converso, di mancanza di ciò che viene considerato imperfezione). I social network ne sono il perfetto esempio, non-luogo d’elezione per mostrare al mondo quanto sia impeccabile e desiderabile la propria vita. Un’infinita presentazione di contenuti raffiguranti un ideale convenzionale, una rappresentazione costruita, uno spettacolo perfetto da guardare, che evita accuratamente di mostrare tutti i lati della personalità che potrebbero essere considerati troppo strani, indesiderabili o semplicemente non conformi ai presunti standard sociali di perfezione formale.
Inevitabilmente, questo sforzo continuo nel curare l'apparenza lede la sostanza profonda del soggetto, che deve giocoforza reprimere ogni aspetto di sé che ritenga non all'altezza della (presunta) perfezione.
Questo sforzo, continuo e reiterato nel tempo, innesca un circolo vizioso di “non è mai abbastanza”, sensazione ben nota alle persone perfezioniste.
Le caratteristiche del perfezionismo
Se da una parte la tendenza a svolgere le attività in modo preciso e meticoloso è apprezzabile, in alcuni contesti specifici anche necessaria, le persone perfezioniste raramente hanno il successo a cui bramano, vivendo nella costante sensazione di non essere mai abbastanza perfetti, che li porta a sentirsi continuamente scontenti e insoddisfatti. Tutto ciò si accompagna a vissuti di stress, inadeguatezza e fallimento.
Il più delle volte la reazione al malessere è rappresentata da un'ulteriore spinta al perfezionismo, in una dinamica che porta a sentirsi continuamente sotto pressione, oberati di lavoro, ossessionati dallo scorrere del tempo e dall’impossibilità di fare tutto ciò che si pensa necessario. Per un perfezionista, il tempo a disposizione è sempre poco, mentre le cose da fare sempre troppe.
Inoltre, il perfezionismo spinge a esigere da sé stessi una performance di qualità maggiore rispetto a quella richiesta dalla situazione. Ogni imperfezione è semplicemente inaccettabile e l’errore è visto esclusivamente come indice di fallimento, così che domina il pensiero di tipo catastrofico (ogni svista è una tragedia o potrebbe molto facilmente diventarlo). Gli standard sono irragionevoli e sono tipicamente interiorizzati, cioè sono percepiti come adeguati e funzionali all’ottenimento dei risultati e dell’approvazione, propria e altrui. A tal proposito, al contrario di chi ricerca semplicemente attenzioni e convalida esterna, un perfezionista agisce nello stesso modo anche se il proprio operato non viene osservato o valutato da nessuno (come nella stesura degli appunti personali della lezione nel caso di uno studente). Le aspettative sono irrealistiche e spesso ben al di sopra delle proprie possibilità, sia in termini di capacità, sia di contesto (come la quantità di tempo disponibile per fare un lavoro).
Come conseguenza, la persona diventa eccessivamente critica del proprio operato (“Sono uno stupido”, “Non sono bravo a far niente”), vivendo in uno stato di ansia costante, dato dal bisogno di fare sempre meglio e dalla preoccupazione di commettere errori.
A livello cognitivo, la tendenza ad autocriticarsi si manifesta con un pensiero del tipo “tutto bianco o tutto nero”, che porta a valutare le situazioni in modo esclusivamente estremo, senza vie di mezzo. Ad esempio, una persona perfezionista può pensare che un certo lavoro possa essere svolto solo in maniera completamente giusta o sbagliata, oppure che avere bisogno di aiuto significhi essere deboli. Inoltre, è molto comune il pensiero di tipo doveristico, che porta ad autoimporsi regole rigide e severe su come le cose dovrebbero andare (“Non devo fare errori”, “Devo essere il migliore”).
Questo pensiero di estremi contrapposti, di divisione netta tra giusto e sbagliato, inizia così a permeare a fondo la personalità del soggetto, conducendolo a comportamenti altrettanto estremi. Da un lato, spesso le persone perfezioniste sono ossessionate dalle regole, dalle liste infinite e dettagliate di cose da fare e dal lavoro. All'opposto, si mostrano estremamente apatiche, procrastinando in eterno gli impegni per paura di risultare non all’altezza del compito, o di non riuscire a completare le attività in modo perfetto, temendo in anticipo il giudizio negativo altrui.
La combinazione fra stress e standard eccessivi, rende difficile o praticamente impossibile portare a termine un lavoro nei tempi stabiliti, o trarne soddisfazione personale. A questo proposito, anche nei rari casi in cui il perfezionista riesca ad ottenere i risultati desiderati, come un ottimo voto o una promozione, tipicamente non riesce a godere dei propri successi, avvertendo presto una sorta di vuoto interiore e ricorrendo a pensieri autodenigratori, come “gli altri ci mettono la metà del tempo e dell’impegno per raggiungere i miei stessi traguardi”. Così la persona perfezionista investe un’enorme quantità di tempo ed energie per soddisfare i propri standard senza mai effettivamente riuscirci, compromettendo ulteriormente il proprio rendimento ed efficienza.
Il perfezionismo è dunque controproducente, una condizione senza pace e senza limiti, che comporta un alto livello di malessere per l’individuo, oltre che un peggioramento dell’efficienza, sul lavoro o a scuola, del rapporto con i colleghi/compagni e con le persone care. Anche l’aspetto fisico è influenzato dall’ossessione di perfezione, così che, ad esempio, uno studente può svegliarsi con numerose ore di anticipo per avere il tempo necessario a prepararsi per la scuola, impiegando moltissimo tempo a scegliere l’abbigliamento o prepararsi l’acconciatura. Questo aspetto del perfezionismo risulta particolarmente evidente, e in costante crescita negli ultimi anni, nei giovani. Questo dovrebbe rappresentare un campanello d’allarme per problematiche più radicate. Quando eccessivi, infatti, i vissuti di disagio legati al perfezionismo possono portare a difficoltà psicologiche anche serie, come depressione, ansia, anoressia, bulimia e pensieri suicidi.
Perfezionismo e disturbi psicologici
In molti casi, il perfezionismo è alla base dell’insorgenza e del mantenimento di vari disturbi mentali, anche diversi tra loro, come ansia sociale o ansia generalizzata, disturbi depressivi, disturbi del sonno, vissuti di rabbia e aggressività, disturbi psicosomatici, difficoltà relazionali, ossessioni e compulsioni, e disturbi alimentari. Tutto ciò rimarca la sua natura altamente disfunzionale. È necessario cercare di comprendere in che modo l’esigenza di essere sempre perfetti si nasconda dietro ai principali disturbi psicologici.
Disturbi d’ansia, depressivi e alimentari
Queste forme psicopatologiche sono predisposte da alcuni aspetti cardine del perfezionismo, come il timore di sbagliare o commettere errori, la sfiducia nelle proprie capacità e qualità e la tendenza a porsi aspettative irrealistiche.
A seconda del tipo di disturbo, la paura assume poi connotazioni particolari: nel disturbo di ansia sociale prevale la paura del giudizio altrui o di non essere all’altezza, nella depressione è più comune la preoccupazione di essere un fallimento o di essere incapaci, mentre per quanto riguarda l’anoressia nervosa, l’angoscia di essere grassi può derivare dalle proprie aspettative perfezionistiche disfunzionali.
Inoltre, la tendenza all’autocritica e all’autodenigrazione hanno un ruolo importante sia nella depressione che nei disturbi alimentari.
Perfezionismo e disturbo ossessivo-compulsivo di personalità
Dal momento che costituisce un aspetto cardine della personalità di un individuo, il perfezionismo gioca un ruolo di primaria importanza in molti disturbi di personalità, contraddistinti da schemi di pensiero, percezione, reazione e relazione relativamente stabili nel tempo, e dunque particolarmente difficili da affrontare e modificare.
In particolare, nel disturbo ossessivo-compulsivo di personalità, i tratti perfezionistici connessi alla paura di commettere errori ed essere giudicati negativamente risultano molto marcati. Le persone con una personalità ossessivo-compulsiva hanno elevati standard di prestazione, che arrivano a causare disagio e compromissione della vita sociale e lavorativa. La personalità ossessiva-compulsiva è inoltre caratterizzata da una marcata attenzione per i dettagli, da controllo ossessivo per gli errori, e dalla tendenza ad autocriticarsi, tutti tratti cardine del perfezionismo. Queste persone si preoccupano per l’ordine, l’organizzazione e l’applicazione delle regole, con un’attenzione particolare al controllo, di sé e degli altri, alla prestazione e alla produttività.
Sono molto comuni i problemi di natura familiare o sociale, poiché la famiglia, come i genitori o il coniuge, si lamenta spesso del forte disagio provocato dal perfezionismo e dell’inflessibilità alle regole delle persone con questo disturbo. I primi sintomi si possono manifestare in adolescenza o nella prima età adulta.
Perfezionismo e disturbo narcisistico di personalità
Anche i pazienti con differenti disturbi di personalità, come il disturbo narcisistico, possono presentare livelli molto alti di perfezionismo.
Nel narcisista, il perfezionismo si manifesta in una sfumatura diversa rispetto alla personalità ossessivo-compulsiva. Si ricerca la perfezione al fine di mostrarsi agli altri come grandiosi e invulnerabili, ossia assolutamente attraenti, impeccabili, potenti, affascinanti, unici e di successo, per ottenere così la loro ammirazione.
L’autostima del narcisista si alimenta esclusivamente del riconoscimento altrui, rendendolo dipendente dal mondo esterno. Allo stesso tempo, il perfezionismo narcisistico è caratterizzato da un forte timore per il giudizio altrui, che porta ad una ipersensibilità e un’ossessività nell’analizzare le parole e i comportamenti degli altri. Un’eventuale critica, anche su questioni marginali o posta in buona fede, può creare delle “ferite” narcisistiche insopportabili, spesso gettando il narcisista nella più profonda disperazione.
Da questi brevi cenni, risulta evidente che il perfezionismo ha conseguenze particolarmente negative sulla psiche, sul benessere mentale e sulla vita sociale e lavorativa dell’individuo, ponendo le basi e assumendo connotazioni diverse in una pluralità di disturbi, anche molto radicati, come i disturbi di personalità.
Come superare il perfezionismo?
Come si è visto, il perfezionismo è un fenomeno complesso e profondamente legato agli aspetti di base della personalità e della condotta di un individuo. Questo lo rende particolarmente resistente al cambiamento, soprattutto nei casi, comunque rari, in cui i tratti perfezionistici non abbiano conseguenze negative rilevanti sullo stile di vita della persona (o, più comunemente, non ne abbiano ancora).
Anche se in modo parziale e superficiale, dunque, è possibile cercare di fornire alcuni suggerimenti per evitare gli atteggiamenti più problematici e intervenire sui comportamenti e le attitudini perfezioniste.
In primo luogo, è importante porsi obiettivi realistici, o aiutare la persona perfezionista nel trovarli. Gli obiettivi sono realistici nel momento in cui sono raggiungibili con le risorse a propria disposizione, tenendo conto delle proprie capacità, dell’impegno, ma anche del tempo che è possibile dedicare. Bisogna evitare la mentalità del “tutto o niente”, che porta ad assegnare la priorità massima ad ogni incombenza (o, di converso, a scartarla), cercando invece di discriminare le attività a cui si deve dare la precedenza e a cui si dedicherà il massimo impegno, da quelle che sono meno importanti, provando a ridurre lo sforzo e il tempo per queste ultime.
Soprattutto per le persone perfezioniste, però, è essenziale che gli obiettivi si basino sui propri desideri e bisogni e non su standard preimpostati. Per favorire questo processo si può sostenere la persona a riflettere sull’infelicità, sull’ansia e sulla frustrazione che prova nel momento in cui si pone delle mete impossibili da raggiungere. Inoltre, si può cercare di fornire una visione alternativa dell’errore, rivalutandolo come occasione di ulteriore miglioramento e non come una sconfitta o una prova della propria incapacità o inadeguatezza. A questo proposito, in maniera pratica, nel momento in cui si commette un errore si può pensare, o scrivere, tutte le cose apprese grazie ad esso.
Molti perfezionisti vanno poi assistiti nel superare la tendenza a rimandare continuamente le proprie responsabilità, una dinamica derivante da aspettative irrealistiche e dalla paura di non farcela, di non essere abbastanza e non riuscire a raggiungere l’obiettivo prefissato. In questo senso, imparare a gestire il proprio tempo e ad organizzarsi in maniera efficiente risulta fondamentale, soprattutto per gli studenti.
Un altro aspetto importante, alla base anche di molti altri malesseri, come i disturbi psicosomatici, è l’ascolto delle proprie emozioni, spesso soppresse e trascurate da chi cerca la perfezione. In particolare, il confronto con la paura, del fallimento o di commettere errori, può favorire un processo di accettazione dell’imperfezione per poter raggiungere i propri scopi. Ma è anche di grande giovamento riscoprire la soddisfazione e il piacere legate al processo, al fare le cose, senza concentrarsi esclusivamente sul risultato finale e sulla sua perfezione.
Infine, è fondamentale ricordare che è possibile che si presentino delle situazioni in cui le strategie proposte si rivelino insufficienti, e in cui il perfezionismo sia motivo di una sofferenza significativa e invalidante, per la persona ma anche per chi la circonda. Quando non si riesce ad affrontare da soli il disagio, è allora essenziale chiedere aiuto ad un professionista della salute mentale, che sappia analizzare il caso e sostenere la persona ad affrontare il malessere associato al perfezionismo.
Informazioni personali

- Emma Messina
- Sono una psicologa abilitata e un’insegnante, con esperienza più che quinquennale nel settore.
Nel mondo scolastico, ho maturato un'esperienza particolare nei confronti di ragazzi con disturbi dell’apprendimento, problemi di motivazione e di ansia da prestazione. Da anni tengo lezioni sul metodo di studio a studenti di ogni età, per promuovere l’autonomia, rinforzare l’autostima e recuperare le abilità scolastiche.
Parallelamente, offro un servizio di sostegno ai genitori, affinché possano mantenere e consolidare i risultati ottenuti dai figli in un clima di serenità e reciproca comprensione.
Servizi offerti:
- Processo di diagnosi e Valutazione Psicologica;
- Tutoring elementari/medie/superiori/università;
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- Crescita personale;
- Sostegno genitoriale;
- Consulenza psicologica.
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