09 novembre 2021

Quando le emozioni fanno male: adolescenti e psicosomatica


Uno dei più grandi dogmi della cultura occidentale è rappresentato dall’idea che la mente e il corpo siano due entità separate, con la prima che controlla il secondo, in posizione gerarchicamente superiore. La realtà è ovviamente molto diversa. Andando oltre una visione superficiale, risulta evidente che tale suddivisione sia artificiosa e impropria. Piuttosto, la mente e il corpo sono tra loro indissolubilmente collegati, formando un insieme unico. In altri termini, se il luogo della “mente” è il cervello, cos'è il cervello se non corpo?

Esempi concreti ed evidenti di quanto mente e corpo siano una cosa sola possono essere, ad esempio, il caso di uno studente in ansia per un esame, o in generale per la scuola, che manifesta mal di testa, nausea e anche vomito, oppure di una persona in una condizione di forte stress emotivo, come nel caso di problemi lavorativi, un lutto o di un divorzio, che convive con sfoghi cutanei, tachicardia e palpitazioni.

La mente influenza il corpo e viceversa, semplicemente perché l’essere umano non è suddiviso in due unità distinte. Di conseguenza, una problematica può manifestarsi come sintomo fisiologico, come malessere psicologico, o anche – e spesso – entrambi.

 

In questo articolo si intende esporre gli stretti legami tra fattori biologici, psicologici e sociali/culturali nel determinare le condizioni di benessere o malessere. In particolare, si parlerà dei disturbi psicosomatici, con un’attenzione specifica all’età adolescenziale, per cui tali fenomeni risultano in drammatico aumento.

 

I disturbi psicosomatici

 

È possibile definire i disturbi psicosomatici come l'insieme di sintomi, disturbi e disagi che si manifestano a livello corporeo, senza però essere direttamente riconducibili ad una patologia medica o organica.

In altre parole, i disturbi psicosomatici rappresentano la risposta fisica ad un disagio psicologico.

Per la difficoltà a individuare una causa organica, e specialmente in una società in cui prevale il modello biomedico e scientista del corpo-macchina (che si guasta e può essere riparato), sono spesso etichettati come disturbi fittizi o richieste di attenzioni, quando invece si tratta di vere e proprie malattie che, nel lungo periodo, possono provocare danni a livello organico. I sintomi non sono prodotti intenzionalmente o simulati, bensì originano da un’interazione di problematiche fisiologiche, psicologiche, psicosociali e ambientali.

Delle difficoltà legate ad eventi di vita e lo stress associato all’ambito familiare o lavorativo, insieme all’assenza di relazioni significative e di sostegno, possono aggravare uno stato di affaticamento preesistente. Lo stress emotivo, l’ansia eccessiva, la paura costante o la presenza di forti preoccupazioni portano il corpo a un sovraccarico, fino al presentarsi di disturbi fisici che fungono da campanello di allarme di un disagio più profondo. Tale fenomeno è definito somatizzazione, ossia l'espressione di fenomeni mentali mediante sintomi fisici.

 

Il meccanismo alla base della somatizzazione è piuttosto semplice. Le emozioni, soprattutto quelle la cui gestione è più complessa, come la preoccupazione, la rabbia, il rimorso e il rimpianto, tendono a mantenere il sistema nervoso autonomo in uno stato di eccitazione per lunghi periodi, ben oltre la soglia di tolleranza dell’organismo. Ad esempio, una persona arrabbiata può avere la sensazione di non riuscire a “spegnersi” e continuare a ripensare alla fonte della sua collera, con la possibile insorgenza di sintomi fisici, come mal di testa o disturbi gastrointestinali.

Tra le altre cose, lo stato di attivazione ed eccitazione prolungato ostacola il corretto funzionamento delle difese immunitarie, aumentando così la vulnerabilità alle infezioni, alla stanchezza e alle malattie.

Sul lungo periodo, poi, possono insorgere complicazioni generalizzate, quali malattie infiammatorie, autoimmuni e neurodegenerative. Riprendendo l’esempio, una persona irascibile, che tende ad arrabbiarsi spesso e fatica a ritrovare la calma, potrebbe trovarsi a dover affrontare ipertensione, reflusso, o gastriti croniche (si pensi alla bile, associata comunemente agli stati d'animo dell'ira).


Tipologie di sintomi psicosomatici

 

Anche se i disturbi psicosomatici si possono manifestare a carico di tutti gli organi e apparati del corpo umano, alcune condizioni risultano maggiormente sensibili all’influenza dello stato mentale rispetto ad altre.

Così, gli sfoghi, le eruzioni cutanee e i problemi della pelle, tra cui l’acne, la psoriasi e l’eczema, possono aggravarsi o anche insorgere qualora la persona si senta stressata o ansiosa. Lo stress e l’ansia possono anche fare aumentare la pressione arteriosa, sfociando nell'ipertensione, una condizione psicosomatica molto comune. In generale, i disturbi psicosomatici hanno effetti negativi sull’apparato respiratorio, sull’apparato gastrointestinale e cardiovascolare. In aggiunta, possono esprimersi anche nella forma di problemi legati all’alimentazione, come anoressia, bulimia e alimentazione incontrollata (binge eating), sempre più comuni nella popolazione giovanile.

Inoltre, a livello globale, i disturbi psicosomatici possono avere effetti negativi sulla qualità della vita di una persona, compromettendone il funzionamento e generando malessere. Questo anche perché, il più delle volte, questi sintomi si presentano associati ad altri disturbi psichici, come ansia o depressione.

 

Adolescenti e disturbi psicosomatici, un binomio sempre più frequente

 

Come discusso in questo articolo, i bambini e gli adolescenti manifestano il proprio disagio attraverso il corpo, sotto forma di sintomi somatici quali mal di testa, vomito, dolori addominali o agli arti.

In particolare, l’adolescenza risulta essere un periodo di particolare vulnerabilità allo sviluppo di sintomi e disturbi psicosomatici, per la presenza di numerosi fattori di rischio, che vanno ad aggiungersi alla confusione dovuta ai cambiamenti legati alla pubertà. Gli adolescenti si trovano ad affrontare molteplici fonti di stress, che sia scolastico, familiare, amicale o connesso ad eventi specifici e traumi, senza però avere ancora sviluppato appieno gli strumenti per conoscere, gestire e contenere le proprie emozioni.

Gli adolescenti si mostrano vulnerabili soprattutto allo stress scolastico, che molto spesso si esprime con manifestazioni somatoformi. Ad esempio, parlando di rifiuto scolastico, si è notato che la tipica frase "non posso andare a scuola perché ho mal di stomaco", spesso ritenuta dai genitori una scusa per rimanere a casa, potrebbe in realtà denotare uno stato di ansia sottostante. L’ansia intensa può effettivamente causare mal di pancia, oltre a nausea e mal di testa.

Altri disturbi somatici comuni nella popolazione infantile e adolescenziale possono essere: affaticamento generale e bassi livelli di energia (bambini e ragazzi che sembrano sempre stanchi), dolori muscolari e alla schiena, mal di pancia, emicrania, nausea o mal di stomaco e sensazione di malessere generalizzato (il “non sentirsi bene”).

 

Arrivati a questo punto, ci si potrebbe interrogare sulle cause di questo fenomeno, che sta diventando dilagante tra gli adolescenti, soprattutto negli ultimi anni.

I malesseri di natura psicosomatica risultano notevolmente più frequenti nei giovani con vissuti di alessitimia, ovvero la difficoltà a discriminare le emozioni le une dalle altre, e distinguerle dalle sensazioni somatiche. Sempre più spesso gli adolescenti si trovano a disporre di un vocabolario emotivo estremamente limitato (la sfera delle emozioni umane limitata a una dozzina di emoticon), che li porta a oscillare nel binomio fra lo stare genericamente “bene” o “male”. Questa grave mancanza comporta forti difficoltà non solo a riconoscere i propri vissuti per poterli affrontare, ma anche all'impossibilità di comunicarli verbalmente agli altri, per cercare un conforto esterno.

La difficoltà ad elaborare vissuti conflittuali, depressivi e/o ansiosi porta dunque gli adolescenti a convertire lo stress in sintomi fisici, che sembrano essere l’unico canale disponibile. Pertanto, alla base della sintomatologia somatoforme, ci sarebbe una carenza della funzione di mentalizzazione, ossia la capacità di riflettere sui propri stati mentali, e di elaborazione una simbolica delle emozioni.

In definitiva, la somatizzazione rappresenta la materializzazione nel corpo delle emozioni non elaborate, attraverso cui il ragazzo è in grado di esprimere ciò che trattiene al suo interno e che non è in grado di esprimere in altro modo.

 

I disturbi psicosomatici nel tempo

 

Nella maggior parte dei casi, le persone che soffrono di disturbi psicosomatici iniziano a manifestare sintomi o problemi di tipo fisico prima dei 30 anni, tipicamente in età adolescenziale. Questi sintomi diventano facilmente cronici (avere sempre mal di testa, o mal di pancia) e si prolungano anche per anni, insieme alle preoccupazioni a questi associate. I sintomi somatici causano, chiaramente, un notevole peggioramento della qualità della vita, il che conduce la persona afflitta alla continua ricerca di soluzioni e trattamenti a quei problemi.

Tuttavia, dal momento che i sintomi riguardano il corpo, si cercano risposte solo in campo medico, con continui accertamenti ed esami più o meno invasivi, assumendo farmaci o altre sostanze (che siano rimedi erboristici, piuttosto che integratori vari), senza considerare la situazione da una prospettiva biopsicosociale. Davanti alla frustrazione e all’impossibilità di dare un nome alla propria sofferenza, molte persone sviluppano un disturbo ansioso o depressivo, anche grave, il che a sua volta contribuisce a peggiorare il malessere fisico.



Come intervenire

 

La persona che si trova ad affrontare sintomi psicosomatici, in prima persona o attraverso i suoi cari, tende a prediligere una chiave di lettura “organica” del disturbo, ovvero di malattia fisica, orientandosi verso cure settoriali di carattere biomedico. Tuttavia queste, quando e se risultano efficaci, si limitano a trattare solo il sintomo, ossia la manifestazione del disagio, ignorando completamente le cause che lo hanno generato.

Al contrario, un approccio efficace alle problematiche psicosomatiche richiede la convergenza di diverse competenze specialistiche, a partire dal momento della diagnosi, fondamentale per poter riconoscere la vera causa e poterla in seguito affrontare in maniera adeguata e personalizzata.

 

In seguito, se può rivelarsi utile l’apprendimento di specifiche tecniche di rilassamento, risulta indispensabile un percorso, di carattere psicologico, di alfabetizzazione emotiva, che aiuti a riconoscere le emozioni e ad elaborarle in maniera funzionale.

Questo si dimostra particolarmente importante per le problematiche psicosomatiche in adolescenza, che derivano da un’incapacità di esprimere adeguatamente le emozioni, una condizione sempre più evidente nella società odierna.

Nei casi in cui il malessere psicofisico persista nel tempo, diventando un ostacolo a una serena vita quotidiana, è importante rivolgersi ad un professionista che sia in grado di cogliere la complessità della situazione, per cominciare un percorso che possa aiutare a trovare le parole e i modi per esprimere il proprio malessere e, successivamente, affrontarlo.

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